Entrare dalla porta stretta
DI ANDREA DRIGANI
Domenica 26 agosto Papa Benedetto XVI dal cortile interno del Palazzo Apostolico di Castel Gandolfo ha recitato l’Angelus; prima della preghiera ha rammentato che nel Vangelo proposto dalla liturgia, Gesù afferma: «Sforzatevi di entrare per la porta stretta, perché molti, vi dico, cercheranno di entrarvi e ma non vi riusciranno» (Lc 13,23-24). Che significa -si è chiesto il Pontefice – «porta stretta»? Si tratta forse di un passaggio riservato solo ad alcuni eletti? In effetti – ha continuato Benedetto XVI – questo modo di ragionare degli interlocutori di Gesù, a ben vedere continua ad essere attuale: è sempre in agguato la tentazione di interpretare la pratica religiosa come fonte di privilegi o di sicurezze. In realtà – ha proseguito il Papa – il messaggio di Cristo va proprio in senso opposto: tutti possono entrare nella vita, ma per tutti la porta è «stretta». L’ingresso all’eternità è aperto ad ogni persona, ma è «stretto» perché esigente, richiede impegno, abnegazione, mortificazione del proprio egoismo.
La salvezza – ha aggiunto il Pontefice – che Gesù ha operato con la sua morte e resurrezione è universale. Egli è l’unico Redentore ed invita tutti ad un’esistenza immortale, ma ad unica ed uguale condizione: quella di sforzarsi di seguirlo ed imitarlo, prendendo su di sè, come Lui ha fatto, la propria Croce. Nell’ultimo giorno – ha detto ancora Benedetto XVI – non è in base a presunti privilegi che saremo giudicati, ma secondo le nostre opere. Saranno esclusi gli «operatori di iniquità», mentre saranno accolti quanti avranno compiuto il bene e cercato la giustizia anche a costo di sacrifici. Non basterà pertanto – ha precisato il Papa – dichiararsi «amici» di Cristo vantando falsi meriti; la vera amicizia con Gesù si esprime nel modo di vivere: si esprime con la bontà del cuore , con l’umiltà, la mitezza e la misericordia, l’amore per la verità, l’impegno sincero ed onesto per la riconciliazione e la pace. Questa è la «carta d’identità» che ci qualifica come suoi autentici «amici»; questo è il «passaporto» che ci consentirà l’entrata nella vita eterna. Se vogliamo anche noi passare per la «porta stretta» – ha concluso il Pontefice – dobbiamo essere piccoli, cioè umili di cuore come Maria che il popolo cristiano invoca col titolo di Ianua Caeli (Porta del Cielo). Chiediamole di guidarci, nelle nostre scelte quotidiane, sulla strada che conduce, appunto, alla «porta del cielo».