Educare il desiderio verso le gioie autentiche
Mercoledì 7 novembre, durante l’udienza generale, Papa Benedetto XVI ha osservato come sia possibile anche nella nostra epoca, apparentemente tanta refrattaria alla dimensione trascendente, aprire un cammino verso l’autentico senso religioso della vita, che mostra come il dono della fede non sia assurdo e irrazionale.
Sarebbe di grande utilità – ha continuato il Pontefice – promuovere una sorta di pedagogia del desiderio, sia per chi ancora non crede, sia per chi ha già la fede. Una pedagogia che comprende almeno due aspetti. In primo luogo, imparare o re-imparare il gusto delle gioie autentiche della vita. Non tutte le soddisfazioni producono in noi lo stesso effetto: alcune lasciano una traccia positiva, sono capaci di pacificare l’animo, rendendoci più attivi e generosi. Altre, invece, dopo la luce iniziale, sembrano deludere le attese che avevano suscitato e talora lasciano dietro di sé amarezza, insoddisfazione o un senso di vuoto. Educare sin dalla tenera età ad assaporare le gioie vere – ha proseguito Benedetto XVI – in tutti gli ambiti dell’esistenza significa esercitare il gusto interiore e produrre anticorpi efficaci contro la banalizzazione e l’appiattimento.
Un secondo aspetto, che va di pari passo col precedente, è il non accontentarsi mai di quanto si è raggiunto. Proprio le gioie più vere sono capaci di liberare in noi quella sana inquietudine che porta ad essere più esigenti e insieme a percepire con sempre maggiore chiarezza che nulla di finito può colmare il nostro cuore. Impareremo così a tendere, disarmati, verso quel bene che non possiamo costruire o procurarci con le nostre forze e a non lasciarci scoraggiare dalla fatica o dagli ostacoli che vengono dal nostro peccato. A questo proposito – ha detto ancora il Papa – non dobbiamo però dimenticare che il dinamismo del desiderio è sempre aperto alla redenzione.
Anche quando esso si inoltra su cammini sviati, quando insegue paradisi artificiali e sembra perdere la capacità di anelare al vero bene. Pure nell’abisso del peccato non si spegne nell’uomo quella scintilla che gli permette di riconoscere il vero bene, di assaporarlo, e di avviare così un percorso di risalita, al quale Dio, con la sua grazia, non fa mai mancare il suo aiuto. Tutti, del resto, abbiamo bisogno di compiere un itinerario di purificazione e di guarigione del desiderio. Non si tratta, perciò – ha concluso – di soffocare il desiderio che è nel cuore dell’uomo, ma di liberarlo, affinché possa raggiungere la sua vera altezza.