Daniele, il coraggio della fede
Nel volto di Daniele si riflettono pertanto le ansie e le speranze di una comunità oppressa durante la prima grande persecuzione religiosa sotto Antioco IV Epifane (175-163 a.C.); ci sono le attese del regno di Dio apportatore di giustizia e di pace, il desiderio che il persecutore, ritratto con i caratteri del re babilonese Nabucodonosor, si converta o faccia la fine del suo successore empio Beltassar. In Daniele è tramandato l’eroismo di tante persone le quali minacciate di morte con il fuoco se non avessero adorato un idolo, risposero: «Il nostro Dio può liberarci dalla fornace con il fuoco acceso. Anche se non ci liberasse, sappi ora che noi non serviremo mai i tuoi dèi e non adoreremo la statua d’oro che tu hai eretto» (Dn 3,17-17). Daniele è il volto di chi dialoga con tutti, ma non svende la propria fede, come quei saggi che hanno insegnato e praticato la giustizia e la volontà di Dio, sostenuti dalla certezza della risurrezione, verità rivelata per la prima volta qui (Dn 12,2-3). Il libro di Daniele, che rilegge gran parte dell’Antico Testamento può confrontarsi con l’Apocalisse di Giovanni: di questo ha un linguaggio più facile e popolare, capace di tradurre per tutti nuovi aspetti del parlare di Dio.