Dal Cadore un no alla guerra, «inutile strage»

DI ANDREA DRIGANI

Domenica 9 luglio, ancora da Lorenzago di Cadore, Papa Benedetto XVI ha guidato la recita dell’Angelus e, prima di introdurre la preghiera mariana, ha osservato che in questi giorni di riposo ha sentito più intensamente l’impatto doloroso delle notizie che riguardano gli scontri sanguinosi e gli episodi di violenza che si verificano in tante parti del mondo. La bellezza della natura – ha detto il Pontefice – ci ricorda che siamo posti da Dio a «coltivare e custodire» questo «giardino» che è la Terra; chi coltiva e custodisce questo bel giardino di Dio, rimanda all’idea del paradiso. Se gli uomini vivono in pace con Dio e tra di loro – ha continuato il Papa – la Terra assomiglia veramente ad un «paradiso». Il peccato purtroppo rovina sempre questo progetto divino, generando divisioni e facendo entrare nel mondo la morte. Avviene così – ha aggiunto Benedetto XVI – che gli uomini cedono alla tentazioni del Maligno e si fanno guerra gli uni gli altri ; la guerra con il suo strascico di lutti e distruzioni, è da sempre giustamente considerata una calamità che contrasta con il disegno di Dio, il quale ha creato tutto per l’esistenza ed , in particolare, vuol fare del genere umano una famiglia.

Il Papa ha poi voluto far memoria di una data significativa: il 1 agosto 1917, novant’anni or sono, quando il suo predecessore Benedetto XV (Giacomo Della Chiesa) indirizzò la sua celebre ed inascoltata Nota alle potenze belligeranti con la quale chiedeva che ponessero fine alla prima guerra mondiale; rammentando che, mentre imperversava quell’immane conflitto, ebbe il coraggio di dichiarare che si trattava di «un’inutile strage». Questa sua espressione – ha notato il Pontefice – si è incisa nella storia. Quelle parole contengono anche un valore più ampio, profetico e si possono applicare a tanti altri conflitti che hanno stroncato innumerevoli vite umane.

La Nota del 1917 non si limitava a condannare la guerra – ha precisato Benedetto XVI – ma indicava sul piano giuridico le vie per costruire una pace equa e duratura: la forza morale delle norme internazionali, il disarmo bilanciato e controllato, l’arbitrato nelle contese. Da questo luogo di pace – ha concluso il Papa – in cui anche più vivamente si avvertono come inaccettabili gli orrori delle «inutili stragi», rinnovo l’appello a perseguire con tenacia la via del diritto, a rifiutare con determinazione la corsa agli armamenti, a respingere più in generale la tentazione di affrontare nuove situazioni con vecchi sistemi.