Così al Concilio si parlava di Maria

DI ANDREA DRIGANI

Sabato 8 settembre Papa Benedetto XVI ha ricevuto i partecipanti al 23° Congresso mariologico mariano internazionale. Il Pontefice ha esordito rammentando che il Beato Giovanni XXIII volle che il Concilio Ecumenico Vaticano II si aprisse proprio l’11 ottobre, nello stesso giorno in cui, nel 431, il Concilio di Efeso aveva proclamato Maria «Theotokos», Madre di Dio. Come sapete – ha continuato il Papa – il prossimo 11 ottobre, per ricordare quello straordinario avvenimento, si aprirà solennemente l’Anno della fede, in cui presentando Maria come modello esemplare di fede, invoco la sua speciale protezione ed intercessione sul cammino della Chiesa, affidando a Lei, beata perché ha creduto, questo tempo di grazia.

Nel Concilio, a cui presi parte da giovane teologo, come esperto – ha proseguito Benedetto XVI – potei vedere i vari modi di affrontare le tematiche circa la figura della Beata Vergine Maria nella storia della salvezza. Nella seconda sessione del Concilio un nutrito gruppo di Padri espresse la richiesta che della Madonna si trattasse in seno alla Costituzione della Chiesa, mentre un altrettanto numeroso gruppo sostenne la necessità di un documento specifico che mettesse adeguatamente in luce la dignità, i privilegi ed il singolare ruolo di Maria nella redenzione operata da Cristo.

Con la votazione del 29 ottobre 1963 si decise di optare per la prima proposta e la Costituzione «Lumen Gentium» fu arricchita con il capitolo sulla Madre di Dio, nel quale la figura di Maria, riletta e riproposta a partire dalla Parola Divina, dai testi della tradizione patristica e liturgica, oltre che dall’ampia riflessione teologica e spirituale, appare in tutta la sua bellezza e singolarità e strettamente inserita nei misteri fondamentali della fede cristiana. Il testo conciliare – ha aggiunto il Pontefice -  non ha esaurito tutte le problematiche concernenti la figura della Madre di Dio, ma costituisce l’orizzonte ermeneutico essenziale di ogni ulteriore riflessione, sia di carattere teologico, sia di carattere più strettamente spirituale e pastorale.

Maria deve essere compresa – ha concluso – da prospettive diverse e complementari : mentre rimane sempre valida e necessaria la «via veritatis» (la via della verità), non si può non percorrere anche la «via pulchritudinis» (la via della bellezza) e la «via amoris» (la via dell’amore), per scoprire e contemplare ancor più profondamente la fede cristallina e solida di Maria, il suo amore per Dio, la sua speranza incrollabile.