Come deve essere una buona omelia
Per questo ascoltare il Vangelo è tanto importante. Scrive Sant’Agostino che: «la bocca di Cristo è il Vangelo. Lui regna in cielo, ma non cessa di parlare sulla terra». Per far giungere il suo messaggio, Cristo si serve anche della parola del sacerdote che, dopo il Vangelo, tiene l’omelia.
Raccomandata vivamente dal Concilio Vaticano II come parte della stessa liturgia, l’omelia non è un discorso di circostanza, neppure una catechesi, né una conferenza o una lezione, l’omelia è riprendere quel dialogo che è già aperto tra il Signore e il suo popolo, affinché trovi compimento nell’esistenza. L’esegesi autentica del Vangelo è la nostra vita santa! La parola del Signore termina la sua corsa facendosi carne in noi, traducendosi in azioni, come è avvenuto in Maria e nei Santi.
Ho già trattato l’argomento dell’omelia – ha detto il Papa – nell’Esortazione Apostolica «Evangelii gaudium» dove ricordavo che il contesto liturgico esige che la predicazione orienti l’assemblea, e anche il predicatore, verso una comunione con Cristo nell’Eucaristia che trasformi la vita. Chi tiene l’omelia – il diacono o il presbitero o il vescovo – deve compiere bene il suo ministero, offrendo un reale servizio a tutti coloro che partecipano alla Messa, ma anche quanti l’ascoltano devono fare la loro parte. Anzitutto assumendo le giuste disposizioni interiori, senza pretese soggettive, sapendo che ogni predicatore ha pregi e limiti. Se a volte ci è motivo di annoiarsi per l’omelia lunga o non centrata o incomprensibile, altre volte è invece il pregiudizio a fare da ostacolo. E chi fa l’omelia deve essere conscio che non sta fecendo una cosa propria, sta predicando, dando voce a Gesù.
L’omelia deve essere ben preparata e breve. Possiamo dire che nella Liturgia della Parola, attraverso il Vangelo e l’omelia, Dio interloquisce con il suo popolo, il quale lo ascolta con attenzione e venerazione e, allo stesso tempo, lo riconosce presente e operante. Se, dunque, ci mettiamo in ascolto della «buona notizia», da essa saremo convertiti e trasformati, pertanto capaci di cambiare noi stessi e il mondo. Perché? Perché la Buona Notizia, la Parola di Dio entra nelle orecchie, va al cuore e arriva alle mani per fare delle opere buone.