Chiediamo al Signore di liberarci dal male
I libri di storia sono il desolante catalogo di quanto la nostra esistenza in questo mondo sia stata un’avventura spesso fallimentare. C’è un male misterioso che sicuramente non è opera di Dio, ma che penetra silenzioso nelle vicende umane. Silenzioso come il serpente che porta il veleno.
L’orante non è cieco, e vede davanti agli occhi questo male così ingombrante, e così in contraddizione con il mistero stesso di Dio. Lo scorge nella natura, nella storia, perfino nel suo stesso cuore. Perché non c’è nessuno in mezzo a noi che possa dirsi esente dal male, o di non esserne almeno tentato. L’ultimo grido del «Padre nostro» è scagliato contro questo male dalle larghe falde, che tiene sotto il suo ombrello le esperienze più diverse: i lutti dell’uomo, il dolore innocente, la schiavitù, la strumentalizzazione dell’altro. È proprio nei racconti della Passione che alcune espressioni del «Padre nostro» trovano la loro eco più impressionate. Dice Gesù: «Abba! Padre! Tutto è possibile a te: allontana da me questo calice! Però non ciò che voglio io, ma ciò che vuoi tu» (Mt 14,36).
Gesù sperimenta per intero la trafittura del male. Non solo la morte, ma la morte di croce. Non solo la solitudine, ma anche il disprezzo, l’umiliazione. Non solo il malanimo, ma anche la crudeltà, l’accanimento contro di Lui. Ecco che cos’è l’uomo: un essere votato alla vita, che sogna l’amore e il bene, ma che poi espone continuamente al male sè stesso e i suoi simili, al punto che possiamo essere tentati di disperare dell’uomo.
Il «Padre nostro» assomiglia ad una sinfonia che chiede di compiersi in ciascuno di noi. Il cristiano sa quanto soggiogante sia il potere del male, e nello stesso tempo fa esperienza di quanto Gesù, che mai ha ceduto alle sue lusinghe, sia dalla nostra parte e venga in nostro aiuto. Così la preghiera di Gesù ci lascia la più preziosa delle eredità: la presenza del Figlio di Dio che ci ha liberato dal male. Nell’ora del combattimento finale a tutti gli uomini che erano attorno, inconsapevoli della tragedia che si stava consumando, offre una parola di pace: «Padre, perdona loro perché non sanno quello che fanno» (Lc 23,34). Il Signore ci dà la pace, ci dà il perdono, ma noi dobbiamo chiedere: «liberaci dal male». Questa è la nostra speranza, che ci dà Gesù risorto, che è qui in mezzo a noi. È qui con quella forza che ci dà per andare avanti e ci promette di liberarci dal male.