Chiamati ad essere creatori di comunione
Avete preso come motto del vostro 55° Capitolo – ha esordito il Papa – una preghiera che esce dal più intimo del cuore di Sant’Agostino: «Ogni mia speranza è posta nell’immensa grandezza della tua misericordia. Dà ciò che comandi e comanda ciò che vuoi» (Confessioni, 10,29,40). Questa invocazione ci porta ad essere uomini di speranza, ossia con orizzonti, capaci di riporre la nostra fiducia nella misericordia di Dio, consapevoli di essere incapaci di affrontare solo con le nostre forze le sfide che il Signore propone.
Sappiamo di essere piccoli e indegni; ma in Dio stanno la nostra sicurezza e la nostra gioia; Lui non delude mai e ci conduce lungo vie misteriose con amore di Padre. «Dà ciò che comandi». Chiediamo il comandamento nuovo che Gesù ci ha dato: «che vi amiate gli uni gli altri, come io vi ho amato» (Gv 13,34); è ciò che noi imploriamo di darci: il suo amore per essere capaci di amare. Dio ci dà in molti modi questo amore; Dio ci sta sempre dando questo amore e si rende presente nella nostra vita. Guardiamo al passato e rendiamo grazie per i tanti doni ricevuti. E questo percorso storico dobbiamo farlo dando la mano al Signore, perché è Lui a darci la chiave per interpretarlo; non si tratta semplicemente di fare storia, ma di scoprire la presenza del Signore in ogni evento della nostra esistenza. La grata memoria del suo amore nel nostro passato ci spinge a vivere il presente con passione e in modo sempre più coraggioso; allora sì possiamo chiedergli: «comanda ciò che vuoi». Chiedere questo implica libertà di spirito e disponibilità. Lasciarsi comandare da Dio significa che è Lui il padrone della nostra vita e non ce ne sono altri; ebbene sappiamo che, se Dio non occuperà il posto che gli corrisponde, altri lo faranno al posto suo.
Quando il Signore è al centro della nostra vita tutto è possibile; non contano né l’insuccesso né alcun altro male, perché è Lui a stare al centro, è Lui la guida. In questo momento particolare ci chiede di essere suoi «creatori di comunione». Siamo chiamati a creare, con la nostra presenza in mezzo al mondo, una società capace di riconoscere la dignità di ogni persona e di condividere il dono che ognuno è per l’altro. Con la nostra testimonianza a quello che il Signore ci comanda, attraverso il soffio del suo Spirito, potremo rispondere ai bisogni di ogni uomo con lo stesso amore con cui Dio ci ha amati.