Beni ecclesiastici: amministrarli con oculatezza e trasparenza
Il carisma fondazionale di ciascun istituto è iscritto a pieno titolo in questa logica: nell’essere-dono, i consacrati danno il loro contributo allo sviluppo economico, sociale e politico. La fedeltà al carisma fondazionale e al conseguente patrimonio spirituale, insieme alle finalità proprie di ciascun istituto, rimangono il primo criterio di valutazione dell’amministrazione, della gestione e di tutti gli interventi compiuti negli istituti, a qualsiasi livello. Occorre vigilare attentamente – continua il messaggio pontificio – affinché i beni degli istituti siano amministrati con oculatezza e trasparenza, siano tutelati e preservati, coniugando la prioritaria dimensione carismatico-spirituale, alla dimensione economica e all’efficienza, che ha il proprio «humus» nella tradizione amministrativa degli istituti che non tollera sprechi ed è attenta al buon utilizzo delle risorse. Papa Francesco ha poi ricordato che Paolo VI, già nel 1970, ravvisava la necessità che, dentro e fuori la Chiesa, si avvertisse il desiderio, quasi il bisogno, di vedere la povertà del Vangelo e di volerla ravvisare maggiormente là dove il Vangelo è predicato e rappresentato. Ho voluto richiamare tale bisogno – continua il Pontefice – anche nel Messaggio per la Quaresima di quest’anno.
Gli istituti di vita consacrata e le società di vita apostolica sono stati sempre voce profetica e testimonianza vivace della novità che è Cristo, della conformazione a Colui che si è fatto povero arricchendoci della sua povertà. Questa povertà amorosa è solidarietà, condivisione e carità e si esprime nella sobrietà, nella ricerca della giustizia e nella gioia dell’essenziale, per mettere in guardia dagli idoli materiali che offuscano il senso autentico della vita. Non serve una povertà teorica – conclude Papa Francesco – ma la povertà che si impara toccando la carne di Cristo povero, negli umili, negli ammalati, nei bambini.