Attenti alla bellezza della creazione

DI ANDREA DRIGANI

Mercoledì 20 giugno Papa Benedetto XVI, nel corso dell’udienza generale, ha osservato che la grande preghiera di benedizione che San Paolo presenta, nel primo capitolo della Lettera agli Efesini, ci conduce a contemplare l’azione delle tre Persone della Santissima Trinità: il Padre, che ci ha scelti prima della creazione del mondo, ci ha pensato e creato; il Figlio che ci ha redenti mediante il suo sangue e lo Spirito Santo caparra della nostra redenzione e della gloria futura. Nel rapporto quotidiano con Dio – ha continuato il Pontefice – impariamo anche noi, come San Paolo, a scorgere in modo sempre più chiaro i segni di questo disegno e di quest’ azione : nella bellezza del Creatore che emerge dalle sue creature, come canta San Francesco d’Assisi: «Laudato sie mi’ Signore cum tutte le Tue creature».

Importante è essere attenti, proprio adesso, nel periodo delle vacanze, alla bellezza della creazione e vedere trasparire in questa il volto del Creatore. Nella loro vita – ha proseguito il Papa – i Santi mostrano in modo luminoso che cosa può fare la potenza di Dio nella debolezza dell’uomo. E può farlo anche con noi. In tutta la storia della salvezza, in cui Dio si è fatto vicino a noi, comprende le nostre infedeltà, incoraggia il nostro impegno e ci guida. Nella preghiera – ha detto ancora Benedetto XVI – impariamo a riconoscere questo disegno misericordioso nel cammino della Chiesa. Così cresciamo nell’amore di Dio, aprendo la porta, affinché la Santissima Trinità venga ad abitare in noi, ci illumini e ci riscaldi. «Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui» (Gv 14,23).

Il Papa ha ricordato che Sant’Ireneo di Lione diceva che nell’Incarnazione lo Spirito Santo si è abituato a essere nell’uomo. Nella preghiera dobbiamo noi abituarci a essere con Dio. Questo – ha affermato il Pontefice – è molto importante, che impariamo a essere con Dio, e così vediamo come è bello essere con Lui, che è la redenzione. Quando la preghiera alimenta la nostra vita spirituale noi diventiamo capaci di conservare quello che San Paolo chiama «il mistero della fede» in una coscienza pura. La preghiera come modo di «abituarsi» all’essere insieme con Dio – ha concluso – genera uomini e donne animati non dall’egoismo, dal desiderio di possedere, dalla sete del potere, ma dalla gratuità, dal desiderio di amare, dalla sete del servire, animati cioè da Dio; e solo così si può portare luce nel buio del mondo.