Assumere su di sé il dolore degli altri

di Luigi M. De Candido«Stavano presso la croce di Gesù Maria sua madre…» (Giovanni 19,25). Prevaleva la gioia nei mesi di attesa e nei giorni della nascita di Gesù «perché era venuto al mondo un uomo» (Giovanni 16,21); il dolore abbuiava le ore in cui quell’uomo usciva dalla vita. Maria, la madre, alberga tali sentimenti: essi germinano nell’animo, invisibili e personalissimi, ma si esternano in segni visibili sul corpo.La spiritualità personalizza i sentimenti del dolore di Maria nella figura della Addolorata; l’iconografia li interpreta nel simbolo delle sette spade, del volto materno piangente e alle volte straziato, nel sembiante della «pietà» che accoglie in grembo il figlio morto; la devozione li scandisce nei formulari dei «misteri dolorosi» del rosario, della «corona dell’Addolorata», della «via matris dolorosa».

Maria fu addolorata, non v’è dubbio; come ora è non più addolorata bensì gloriosa nella sua assunzione nella vita eterna. Nel corso della sua storia attraversò soglie di dolore inevitabili per ogni persona umana. La sua sensibilità femminile e materna, potenziata dalla singolarità del coinvolgimento nel progetto di Dio, anziché lenire esacerbava l’impatto con le afflizioni. La sua disponibilità quale serva del Signore rasserenava i giorni del dolore, pur esso prezioso personale contributo per acquistare benefici di salvezza per tutti.

Era la parola di Dio, penetrante come lama acuminata (Luca 1,35; Ebrei 4,12), che deponeva nelle profondità della individualità i germi che maturavano ispirazioni per capire ed energie per reggere il dolore. Fede nel Dio suo salvatore che mai aveva distolto lo sguardo dalla sua serva (Luca 1,47-48) e fiducia in se stessa hanno plasmato l’identità di Maria quale Addolorata. L’Addolorata è immagine del dolore di ogni creatura umana: è simbolo della compassione, ossia l’assunzione su di sé del dolore altrui, ispirazione di vicinanza a ogni persona crocifissa.