Anche la Chiesa non va indietro, ma progredisce

DI ANDREA DRIGANI

Mercoledì 10 marzo Papa Benedetto XVI, nel corso dell’udienza generale, è tornato a parlare di san Bonaventura (1218-1274). In particolare ha ricordato una sua espressione: «Opera Christi non deficiunt, sed proficiunt», le opere di Cristo non vanno indietro, non vengono meno, ma progrediscono. Così san Bonaventura – ha detto il Pontefice – formula esplicitamente l’idea del progresso, con Cristo la storia non finisce, ma comincia un nuovo periodo. Fino a quel momento dominava l’idea – ha continuato il Papa – che i Padri della Chiesa fossero al vertice assoluto della teologia, le generazioni seguenti potevano essere solo discepole. Anche san Bonaventura riconosce i Padri come maestri, ma il fenomeno di san Francesco gli da la certezza che il tesoro della parola di Cristo è inesauribile e che anche nelle nuove generazioni possono apparire delle luci. San Bonaventura difende la novità dell’Ordine francescano contro gli attacchi del clero secolare di Parigi : i Francescani non hanno un monastero fisso, possono essere presenti dappertutto per annunziare il Vangelo. Proprio la rottura con la stabilità, caratteristica del monachesimo, a favore di una nuova flessibilità, restituì alla Chiesa il dinamismo missionario.

Anche oggi – ha osservato Benedetto XVI – esistono visioni secondo le quali la storia della Chiesa nel secondo millennio sarebbe stata un declino permanente. In realtà «Opera Christi non deficiunt, sed proficiunt». Che cosa sarebbe la Chiesa – si è chiesto il Pontefice – senza la nuova spiritualità dei Cistercensi, dei Francescani, dei Domenicani, di santa Teresa d’Avila e di san Giovanni della Croce. Necessario discernimento, realismo sobrio e apertura ai nuovi carismi donati da Cristo alla Chiesa: ecco l’insegnamento di san Bonaventura. Insieme all’idea del declino c’è anche quella, che si ripete, di un «utopismo spiritualistico». Dopo il Vaticano II alcuni erano convinti che tutto fosse nuovo, che ci fosse un’altra Chiesa. Grazie a Dio – ha concluso – i timonieri saggi della barca di Pietro, Paolo VI e Giovanni Paolo II, da una parte hanno difeso la novità del Concilio e dell’altra, nello stesso tempo hanno difeso l’unicità e la continuità della Chiesa.