Anche gli Stati devono favorire la ricerca spirituale

DI ANDREA DRIGANI

Giovedì 15 dicembre Papa Benedetto XVI ha ricevuto, per la presentazione delle lettere credenziali, undici nuovi ambasciatori presso la  Santa Sede in rappresentanza di Trinidad e Tobago, Guinea-Bissau, Svizzera, Burundi, Thailandia, Pakistan, Mozambico, Kyrgyzstan, Andorra, Sri Lanka, Burkina Faso. La solidarietà svolge pienamente il suo ruolo di virtù sociale – ha detto tra l’altro il Pontefice – quando può poggiare nello stesso tempo su strutture di sussidiarietà e sulla determinazione ferma e perseverante di ogni persona a lavorare per il bene comune.

Le nuove sfide che i vostri Paesi devono oggi affrontare – ha continuato il Papa – esigono indubbiamente una mobilitazione delle intelligenze e della creatività dell’uomo per lottare contro la povertà e per un più efficace e sano utilizzo delle energie e delle risorse disponibili. Sul piano sia individuale che politico, si tratta di avviarsi risolutamente verso un impegno più concreto e più ampiamente condiviso riguardo al rispetto e alla protezione del creato. Incoraggio dunque le autorità civili dei vostri Stati a operare in tal senso. Far crescere la responsabilità di tutti – ha osservato Benedetto XVI – comporta vigilare in modo attivo sulla tutela e sulla promozione della dignità umana di fronte ad ogni tentativo di sminuirla, o addirittura di negarla, o a una strumentalizzazione della persona.

Un simile atteggiamento contribuirà ad evitare all’agire sociale di divenire, troppo facilmente, preda di interessi privati e di logiche di potere che portano alla disgregazione della società e accentuano la miseria. Non spetta solo alle religioni mettere in rilievo il primato dello spirito, ma anche agli Stati, in particolare attraverso una politica culturale che favorisca l’accesso di chiunque ai beni dello spirito, valorizzi la ricchezza dei vincoli sociali e non scoraggi l’uomo dal perseguire liberamente la sua ricerca spirituale.