La geografia della Divina Commedia
La voragine conica infernale è distinta in nove balze (dette Cerchi). Vicino al suo ingresso (Antinferno) stazionano gli Ignavi, che non hanno saputo scegliere tra vita virtuosa e peccato. Il fiume infernale Acherone separa l’Antinferno dall’Inferno, al quale si accede da una grande porta (Canto III). Là sta anche il Limbo dei non battezzati e dei bambini, che non hanno peccato ma che, privi del battesimo, non possono accedere alla visione divina; lì, nel buio ma rischiarato da un fuoco, vi sono anche gli Spiriti Magni non cristiani, grandi e virtuosi personaggi che ricevono un trattamento speciale, tuttavia anch’essi condannati a non accedere in eterno alla visione di Dio (Canto IV). All’Inferno vero e proprio, sorvegliato da Minosse (I Cerchio), al quale si accede nel Canto V, cominciano i Cerchi: vi vengono puniti, con pene di grado sempre più pesante quanto più si discende, i seguenti peccatori: lussuriosi (II Cerchio); golosi (III Cerchio); avari e prodighi (IV Cerchio); iracondi e accidiosi (V Cerchio e fiume Stige); eretici (città di Dite e VI Cerchio); violenti contro il prossimo (VII Cerchio, distinto in tre Gironi: I Girone, violenti contro il prossimo; II Girone, violenti contro se stessi, come i suicidi e gli scialacquatori; III Girone, violenti contro Dio nella parola – bestemmiatori -, nella natura – sodomiti -, nell’arte – usurai); a cavallo del mostro Gerione si scende nel burrone in fondo al quale si accede all’VIII Cerchio, detto Malebolge e distinto in dieci fossati concentrici a forma di cerchio, appunto le Bolge, in ciascuna delle quali si puniscono i traditori contro chi non si fida di loro (rispettivamente: ruffiani e seduttori; adulatori, simoniaci, indovini, barattieri, ipocriti, ladri, consiglieri fraudolenti, seminatori di discordia, falsari).
Scendendo poi attraverso il pozzo dei giganti si arriva nel IX Cerchio, che è il fiume ghiacciato Cocito e dove sono puniti i traditori contro chi si fida, distinti in quattro zone: la Caina, traditori dei familiari; l’Antenora, traditori della patria; la Tolomea, traditori degli ospiti; la Giudecca, i traditori contro i benefattori supremi, l’autorità divina impersonata dal Cristo e dall’impero quindi Giuda, Bruto e Cassio, maciullati dal mostro Lucifero gigantesco, disperato e bestiale. Sotto Lucifero si trova una «natural burella», che porta Dante e Virgilio a «riveder le stelle», ma agli antipodi di Gerusalemme, ai piedi della montagna del Purgatorio, in mezzo all’oceano nell’emisfero australe. Chi è candidato al Paradiso deve salire le 7 Cornici della montagna per purificarsi dai vizi contratti in vita.
Alla base di essa stanno gli scomunicati. Superato l’Antipurgatorio con la valletta dei principi negligenti, Dante e Virgilio cominciano a salire per le differenti Cornici, dove le anime scontano la loro inclinazione al peccato per purificarsi prima di accedere al Paradiso. Al contrario dell’Inferno, dove i peccati si aggravavano via via che maggiore era il numero del cerchio, qui alla base della montagna, nella prima Cornice, stanno coloro che si sono macchiati delle colpe più gravi, mentre alla sommità, vicino al Paradiso terrestre, i peccatori più lievi. Le anime non vengono punite in eterno, e per una sola colpa, come nel primo regno, ma scontano una pena pari ai peccati commessi durante la vita. I peccati corrispondono ai sette Vizi capitali che sono puniti secondo la rispettiva gravità in ordine decrescente: superbia, invidia, ira, accidia, avarizia e prodigalità, gola, lussuria.
In vetta alla Montagna del Purgatorio c’è il Paradiso terrestre, dove Matelda, la Felicità Perfetta, mostra a Dante i fiumi del Lete e dell’Eunoè; quindi avviene l’incontro con Beatrice. Accomiatatisi da Virgilio, Dante e Beatrice ascendono a inimmaginabile velocità il cielo superando la sfera del fuoco ed entrando nei 9 Cieli concentrici retti ciascuno da uno dei 9 Cori angelici. I primi sette sono dominati ciascuno da un Luminar o da un pianeta: Luna, Mercurio, Venere, Sole, Marte, Giove, Saturno; si accede poi al Cielo delle Stelle Fisse, o costellazioni. Qui Dante affronta da parte degli apostoli Pietro, Giovanni e Giacomo un esame sulle tre virtù cardinali di Fede, Speranza e Carità; egli apprende che i beati che ha incontrati lungo il suo viaggio nei cieli non sono davvero là, bensì tutti nel cielo purissimo e più alto, l’Empireo, dove godono della vista di Dio, che Dante non descrive se non in tre Cerchi di luce ineffabile. Dante finge di aver compiuto il suo viaggio, che lascia in dubbio se fisico oppure onirico, dalla mattina dell’8 aprile 1300, Venerdì Santo, a un tempo che gli specialisti hanno calcolato in circa una settimana fino al 15 aprile; ma altri preferiscono partire dal Capodanno fiorentino del 25 marzo e concludere il 1° aprile.