La geografia della Divina Commedia

Ogni Cantica è costituita da 33 canti, tuttavia il I Canto dell’Inferno (il quale fa sì che in pratica tale Cantica sia di 34 Canti, uno più delle altre due) è in realtà un Proemio all’intera opera. La sua struttura sostanziale in 100 Canti (1+33+33+33) è giocata sui Numeri Sacri 1 e 3 (rispettivamente l’Unità Sostanziale e la Trinità Personale di Dio), che sono i Numeri Sacri della tradizione tanto ebraica quanto cristiana e musulmana (l’Islam conosce la sequenza sacra dei 99 Bei Nomi di Dio, distinti in 3 gruppi di 33 ciascuno, che pronunziati ripetutamente con l’aiuto di una corona di 33 gradi costituiscono l’equivalente musulmano del rosario).L’intera opera consta di 14.233 versi endecasillabi. La Commedia appartiene al genere letterario del trattato allegorico nella forma del Somnium, o Visio in versi; esso narra di un itinerario nell’Aldilà sotto forma di viaggio onirico.L’argomento del poema tratta di una visione che il protagonista (scrittore e io-narrante insieme) ha avuto forse in stato di veglia forse in sogno: egli, immerso nel peccato (la «Selva oscura», Canto I) viene per Grazia divina soccorso da due guide: prima (Inferno e Purgatorio) dal poeta latino Virgilio, quindi (Paradiso) dal suo primo e puro amore, Beatrice, sostituita negli ultimi Canti del Purgatorio da san Bernardo di Chiaravalle, che grazie alla mediazione della Vergine Maria lo introduce alla visione di Dio. Il viaggio dantesco attraversa i tre regni dell’Aldilà che sono dislocati nell’universo immaginato secondo i cànoni geografici tolemaico-aristotelici corretti dalla teologia cristiana. L’universo è quindi immaginato come uno spazio sferico costituito di 10 strati concentrici (la struttura è quella dei «veli» di una cipolla) la materia dei quali è l’Etere, o Quinta Essenza, immaginata come una realtà purissima e sottile, i quali avvolgono un nucleo, la Terra, che è il risultato dell’unione fisica dei quattro elementi declinati dal naturalista grecosiculo Empedocle (V sec. a.C.) che sono (in ordine di crescente pesantezza) Fuoco, Aria, Acqua, Terra. Sotto la crosta terrestre si apre una voragine a forma di cono rovesciato, provocata subito dopo la Creazione dal serafino Lucifero che cacciato dal cielo precipitò sulla sfera terrestre: la terra si aprì con orrore dinanzi a lui ed egli si fermò incastrato esattamente al centro di essa, quindi al termine della voragine conica. Nonostante Dio sia in ogni luogo, la Sua Sede propria e privilegiata è il Cielo Empireo, precedente la creazione dell’Universo e che lo fascia per intero.La terra è una sfera quasi del tutto coperta dalle acque dell’Oceano a parte una limitata area circolare al centro della quale si trova Gerusalemme. Sotto Gerusalemme si apre una voragine conica causata dal fatto che quanto Lucifero precipitò la terra si ritrasse; lì si situa l’Inferno, che è sede eterna dei dannati (prima delle sole anime, dopo il Giudizio Universale anche dei corpi) e vi si accede attraverso una selva e una grotta misteriosamente evocate.

La voragine conica infernale è distinta in nove balze (dette Cerchi). Vicino al suo ingresso (Antinferno) stazionano gli Ignavi, che non hanno saputo scegliere tra vita virtuosa e peccato. Il fiume infernale Acherone separa l’Antinferno dall’Inferno, al quale si accede da una grande porta (Canto III). Là sta anche il Limbo dei non battezzati e dei bambini, che non hanno peccato ma che, privi del battesimo, non possono accedere alla visione divina; lì, nel buio ma rischiarato da un fuoco, vi sono anche gli Spiriti Magni non cristiani, grandi e virtuosi personaggi che ricevono un trattamento speciale, tuttavia anch’essi condannati a non accedere in eterno alla visione di Dio (Canto IV). All’Inferno vero e proprio, sorvegliato da Minosse (I Cerchio), al quale si accede nel Canto V, cominciano i Cerchi: vi vengono puniti, con pene di grado sempre più pesante quanto più si discende, i seguenti peccatori: lussuriosi (II Cerchio); golosi (III Cerchio); avari e prodighi (IV Cerchio); iracondi e accidiosi (V Cerchio e fiume Stige); eretici (città di Dite e VI Cerchio); violenti contro il prossimo (VII Cerchio, distinto in tre Gironi: I Girone, violenti contro il prossimo; II Girone, violenti contro se stessi, come i suicidi e gli scialacquatori; III Girone, violenti contro Dio nella parola – bestemmiatori -, nella natura – sodomiti -, nell’arte – usurai); a cavallo del mostro Gerione si scende nel burrone in fondo al quale si accede all’VIII Cerchio, detto Malebolge e distinto in dieci fossati concentrici a forma di cerchio, appunto le Bolge, in ciascuna delle quali si puniscono i traditori contro chi non si fida di loro (rispettivamente: ruffiani e seduttori; adulatori, simoniaci, indovini, barattieri, ipocriti, ladri, consiglieri fraudolenti, seminatori di discordia, falsari).

Scendendo poi attraverso il pozzo dei giganti si arriva nel IX Cerchio, che è il fiume ghiacciato Cocito e dove sono puniti i traditori contro chi si fida, distinti in quattro zone: la Caina, traditori dei familiari; l’Antenora, traditori della patria; la Tolomea, traditori degli ospiti; la Giudecca, i traditori contro i benefattori supremi, l’autorità divina impersonata dal Cristo e dall’impero quindi Giuda, Bruto e Cassio, maciullati dal mostro Lucifero gigantesco, disperato e bestiale. Sotto Lucifero si trova una «natural burella», che porta Dante e Virgilio a «riveder le stelle», ma agli antipodi di Gerusalemme, ai piedi della montagna del Purgatorio, in mezzo all’oceano nell’emisfero australe. Chi è candidato al Paradiso deve salire le 7 Cornici della montagna per purificarsi dai vizi contratti in vita.

Alla base di essa stanno gli scomunicati. Superato l’Antipurgatorio con la valletta dei principi negligenti, Dante e Virgilio cominciano a salire per le differenti Cornici, dove le anime scontano la loro inclinazione al peccato per purificarsi prima di accedere al Paradiso. Al contrario dell’Inferno, dove i peccati si aggravavano via via che maggiore era il numero del cerchio, qui alla base della montagna, nella prima Cornice, stanno coloro che si sono macchiati delle colpe più gravi, mentre alla sommità, vicino al Paradiso terrestre, i peccatori più lievi. Le anime non vengono punite in eterno, e per una sola colpa, come nel primo regno, ma scontano una pena pari ai peccati commessi durante la vita. I peccati corrispondono ai sette Vizi capitali che sono puniti secondo la rispettiva gravità in ordine decrescente: superbia, invidia, ira, accidia, avarizia e prodigalità, gola, lussuria.

In vetta alla Montagna del Purgatorio c’è il Paradiso terrestre, dove Matelda, la Felicità Perfetta, mostra a Dante i fiumi del Lete e dell’Eunoè; quindi avviene l’incontro con Beatrice. Accomiatatisi da Virgilio, Dante e Beatrice ascendono a inimmaginabile velocità il cielo superando la sfera del fuoco ed entrando nei 9 Cieli concentrici retti ciascuno da uno dei 9 Cori angelici. I primi sette sono dominati ciascuno da un Luminar o da un pianeta: Luna, Mercurio, Venere, Sole, Marte, Giove, Saturno; si accede poi al Cielo delle Stelle Fisse, o costellazioni. Qui Dante affronta da parte degli apostoli Pietro, Giovanni e Giacomo un esame sulle tre virtù cardinali di Fede, Speranza e Carità; egli apprende che i beati che ha incontrati lungo il suo viaggio nei cieli non sono davvero là, bensì tutti nel cielo purissimo e più alto, l’Empireo, dove godono della vista di Dio, che Dante non descrive se non in tre Cerchi di luce ineffabile. Dante finge di aver compiuto il suo viaggio, che lascia in dubbio se fisico oppure onirico, dalla mattina dell’8 aprile 1300, Venerdì Santo, a un tempo che gli specialisti hanno calcolato in circa una settimana fino al 15 aprile; ma altri preferiscono partire dal Capodanno fiorentino del 25 marzo e concludere il 1° aprile.