Zaccheo sul sicomoro, Gesù in casa sua
L’incontro di Gesù con Zaccheo. Gesù nei pressi di Gerico ha donato la vista a un cieco. Sta, ora, entrando in città. Questo spiega la grande folla che fa ressa attorno a Lui. C’è un uomo, di nome Zaccheo, poco perbene e perché capo di quelli che riscuotono le tasse e perché strozzino e ladro… E però gli è saltata addosso una smania: vuol vedere chi è Gesù. Ma due ostacoli glielo impediscono: la calca della folla e la sua statura piccola. Allora cosa fa? Una cosa disdicevole per un adulto: si mette a correre e, come uno scoiattolo, si arrampica su un sicomoro, proprio sulla strada dove deve passare Gesù. Così, appollaiato tra il fogliame, Gesù non potrà vederlo, ma lui potrà vedere Gesù. Ed ecco che il Maestro giunge sotto di lui. Si ferma. Alza lo sguardo. Tutti si aspettano che finalmente gliene dica quattro, come si merita. E invece Gesù si rivolge a lui dicendo: Zaccheo, scendi subito, perché oggi devo fermarmi a casa tua.
Fermiamoci anche noi un momento. Zaccheo si sente chiamare per nome. Penso che avrà avuto un tuffo al cuore: come mi conosce se non mi ha mai visto?! E poi ci sono due parole, che hanno una risonanza lunga nel vangelo secondo Luca: la prima è devo. Come nel vangelo di Giovanni c’è la parola ora; in san Luca c’è devo, che attraversa tutta la trama del vangelo: dalle prime parole di Gesù adolescente («devo interessarmi delle cose del Padre mio») fino alle ultime ai discepoli di Emmaus («dovevano accadere tutte queste cose, erano scritte nei profeti!»)
L’altra parola è oggi: la troviamo all’inizio, quando gli angeli annunciano ai pastori «Oggi è nato per voi un salvatore, che è Cristo Signore». Fino all’ultima parola rivolta al malfattore dalla croce: «Oggi sarai con me nel paradiso».
Ma proseguiamo. Zaccheo scende in tutta fretta e accoglie Gesù colmo di gioia. Anche qui dobbiamo sostare un momento su due parole: fretta e gioia. Troviamo la fretta in Maria, che va a trovare Elisabetta; nei pastori, che vanno a trovare il Bambino… sino alla fretta delle donne il mattino di Pasqua. Insomma: quando c’è da incontrare Gesù e da donarlo. Troviamo la gioia in numerosi episodi e cantici: il cantico della Vergine, quello di Zaccaria, di Simeone, degli angeli; e nei tanti prodigi di guarigioni che accompagnano la vita pubblica di Gesù.
Ecco che Gesù si ferma a casa di Zaccheo. Sì, contava di vederlo, ma Gesù va al di là di ogni attesa e sorpresa. E però si squalifica: tutti lo criticano. È andato addirittura in casa di un peccatore! A questo punto Zaccheo si alza in piedi (il testo greco dice «risorge») e fa la sua confessione con aggiunta di concreti propositi: «Ecco, Signore: a chi ho rubato restituirò quattro volte tanto; dei miei beni ne darò la metà ai poveri». Un vero ribaltamento di vita, un’autentica conversione.
La conclusione di Gesù è semplicemente meravigliosa: Oggi (!) (ritorna l’Oggi di Dio; l’oggi della salvezza) la salvezza è entrata in questa casa. Perché anche Zaccheo è figlio della promessa di Abramo, che Dio non smentisce! E rivela: Io, Figlio dell’uomo, sono venuto proprio a cercare e a salvare ciò che era perduto! Rivelazione più consolante di questa, per noi peccatori? Aveva ragione sant’Agostino: Signore, io non ti avrei mai cercato se tu non mi avessi trovato! Tardi t’amai bellezza tanto antica e sempre nuova; tardi t’amai! E dalla conversione, camminò sulla via della santità.
*Sacerdote cappuccino