Una preghiera «pasticciata»
Letture del 16 dicembre, terza domenica di Avvento: «Il nostro Dio viene a salvarci» (Is 35,1-6.8.10); «Vieni, Signore a salvarci» (Salmo 145); «Rinfrancate i vostri cuori, perché la venuta del Signore è vicina» (Gc 5,7-10); «Sei Tu colui che deve venire, o dobbiamo attenderne un altro?» (Mt 11,2-11)
DI AVERARDO DINI
Giovanni Battista non è un uomo che si accoda alle mode del suo tempo, non pensa e non agisce come tutti. Non ama girellare per le strade della città: preferisce la sabbia del deserto. Non ama vestirsi elegantemente con tanto di fantasiosa cravatta, ma con un rude vestito fatto di peli di cammello. Parla alla gente con un linguaggio che fa tremare i palazzi e mettere in agitazione le coscienze. Pure avendo già incontrato Gesù Cristo e averlo riconosciuto e battezzato, trovandosi incarcerato, è angosciato da qualche dubbio. Gesù non si comporta come lui si aspettava. Il Messia che lui aspettava doveva avere in mano la scure per tagliare tutto il male che era nel mondo. Invece Gesù perde tempo a stare con i poveri e a consolare i sofferenti. Il suo cuore è agitato e manda i suoi discepoli ad interrogarlo. Giovanni è rimasto a leggere l’Antico Testamento dove Dio è narrato come il gastigatore degli uomini e non sa ancora che è cominciato ad essere scritto il Nuovo Testamento che presenta Dio come misericordioso e amante degli uomini. Un dubbio atroce lo tormenta: ha ragione lui o ha ragione Gesù? Lui è dalla parte di Dio oppure è dalla parte sbagliata ?
Non se la sente di giudicare il Messia perché non si comporta come lui si aspettava: vuole essere aiutato a capirlo.
Tante volte anche noi, come Giovanni, rimaniamo sconcertati davanti all’agire di Dio. La nostra preghiera più che essere una strada che ci pone al seguito di Gesù, è invece una polemica con Lui. Più che essere segno di una nostra disponibilità ad accettare la sua volontà è un brontolìo contro Dio perché non segue le nostre idee. La nostra preghiera non è altro che un dire a Dio quello che deve fare, tanto è vero che è formulata sempre in questo modo: «Dio dammi…Dio fammi». Vogliamo proprio che Dio pensi come noi, che faccia come noi. Quanto siamo sbagliati! Figuriamoci se Dio può darci retta! Eppure, quando Gesù ha insegnato la migliore preghiera da farsi è stato chiaro: «Padre nostro che sei nei cieli, sia fatta la tua volontà». Ma diciamo queste parole con le labbra, il cuore pensa e vuole tutto l’opposto. Che pasticcio è il nostro pregare!
Il terzo passo da fare in Avvento è faticoso, ma necessario!