Tocca a noi diventare la tenda del Signore

18 dicembre, IV Domenica d’Avvento«Il regno di Davide sarà saldo per sempre davanti al Signore» (2 Sam 7,1-5.8-12.14.16); «Il Signore è fedele per sempre» (Salmo 88); «Il mistero taciuto per secoli ora è rivelato» (Rm 16,25-27); «Ecco concepirai un figlio e lo darai alla luce» (Lc 1,26-38)DI PAOLO RAZZAUTILa liturgia di questa quarta domenica di Avvento anticipa già il mistero del Natale: Dio vuole porre la sua dimora in mezzo agli uomini. Dio stesso si fa dimora e tenda per ogni persona. Dio sceglie le persone e lo fa in uno scenario dimesso, in una terra lontana da Gerusalemme; lontano dai riflettori, lontano dalle persone influenti e lontano dal potere. Dio non ha bisogno di grandi casse di risonanza, ma ha soltanto bisogno di persone disponibili. Dio sceglie con stile nuovo, soprattutto sceglie persone semplici e poco considerate dagli altri. Dio sceglie chi rende disponibile il proprio cuore e la propria mente a farGli spazio, ad ascoltarlo, ad accoglierlo. Questo è possibile soltanto con la semplicità di Maria che si rimette alla forza dello Spirito Santo e sa dire, con gioia, il suo SI. È attraverso queste persone che Dio si fa storia, diviene partecipe del polo in cammino.Dio fa capire che non è l’uomo a decidere ma Egli stesso. Non sarà Davide a costruire una casa, ma sarà Dio stesso a costruire la casa, sarà Dio stesso a farsi dimora per ogni uomo. Quale casa vuol costruire Dio? Non certo una casa di pietre, ma una casa fatta da persone, cementata dalla forza di volontà di ciascuno e pronta ad accogliere tutti.In un mondo in cui, nonostante i grandi proclami, l’accoglienza dell’altro diventa sempre più difficile, Dio accoglie, nella sua casa, ogni persona che bussa alla sua porta. Dio promette e resta fedele alle sue promesse, anzi con le stesse sconvolge la vita delle persone. Quando Dio entra nella vita di una persona (vedi Davide e Maria) la coinvolge nel suo disegno, la conforta dei doni dello Spirito, la fa diventare tema di annuncio e testimonianza. D’altra parte dinanzi al disegno di Dio chi può resistere? Soltanto chi è arido e duro di cuore può fare resistenza, può cercare di fuggire. È vero che spesso si ricevono promesse più grandi di quanto uno si aspetti: è proprio allora che, non confidando sulle proprie forze o capacità, ma fidandosi di Lui, del suo accompagnamento colmo di amore, possiamo – come Maria – ripetere il nostro Fiat.

Dio è senza confini, è grande, Dio orienta i nostri cuori e li coinvolge nel suo grande Amore. No, dinanzi alle promesse di Dio non possiamo restare scettici, non possiamo diventare «ragionieri» della nostra fede, non possiamo «far aspettare», ma dobbiamo avere il coraggio di lanciarci, di renderci disponibili e di «andare». Andare «per annunciare il messaggio di Gesù Cristo secondo la rivelazione del mistero taciuto per secoli eterni, ma rivelato ora e annunziato mediante le scritture… a tutte le genti» come ci dice S. Paolo nella seconda lettura.

Ed allora dobbiamo avere il coraggio per annunziare, dopo essersi ritrovati nella casa ed essere stati rivestiti di Spirito Santo, di uscire di andare in mezzo alla gente e «farsi tenda». Sì, la tenda che cammina con il popolo, si trasferisce secondo le esigenze, che riesce a rendersi agibile su ogni terreno. Chiunque può entrare o uscire, per curiosità o bisogno; per passare qualche minuto o l’intera notte; per conversare, mangiare, riposarsi. Riparati dentro, si può udire il passo dei viandanti o il parlare dei vicini; si sente la pioggia picchiettare, il sibilo del vento, il calore del sole. La sua migliore accoglienza è data dal calore umano, anche il viandante si trova presto a suo agio.«E il verbo si fece carne e pose la sua tenda in mezzo a noi». Dio si è fatto tenda, per mantenere fedeltà alla sua promessa. Tocca a noi farsi tenda e restare fedeli nella risposta al suo disegno. Allora vedremo la sua gloria.