Senza famiglia non c’è  felicità

30 dicembre, Sacra Famiglia

DI AVERARDO DINI

Il Figlio di Dio non è venuto tra noi come un personaggio pieno di medaglie al petto, ma con la tenerezza fragile di un bambino. Non è venuto vestito di onnipotenza, ma di debolezza. Non è venuto per schiacciare il mondo, ma per mettersi al suo passo, così da lievitarlo e farlo crescere. Ha scelto di posarsi sulla terra con i piedi di un bambino. Come tale, appena nato, si è messo a guardare con i suoi piccoli occhi e ha cominciato a sorridere perché vicino ha visto il volto di sua madre ed anche il volto di un uomo che aveva la somiglianza del volto di suo Padre. Senza queste due presenze vicine e sorridenti, che nascita triste sarebbe stata la sua! Anche se non c’è la culla infiocchettata e nemmeno la stanza riscaldata nascere per Lui è stato bello perché subito ha cominciato a respirare il clima di famiglia. La certezza di avere vicino quella donna e quell’uomo gli ha dato la certezza di essere accolto, amato, protetto e condotto per mano. Non c’è sulla terra un’infelicità più grande dell’essere persona senza famiglia, senza cognome, senza avere un’appartenenza. Il bambino sorride felice non solo perché, piano piano, scopre di avere un nome, ma soprattutto perché sente di avere anche un cognome che significa «nome condiviso con altre persone». Egli non è un «signor nessuno» perché ha un cognome: quello della famiglia, composta dal padre e dalla madre. Nel mondo non c’è una cosa più preziosa e più necessaria della famiglia. Da sempre, in ogni civiltà, la famiglia è considerata «sacra», tanto che, quando essa nasce, viene sempre compiuto un rito sacro, tanto è il suo valore. Parlare «dell’agonia della famiglia» è parlare dell’«agonia del mondo» (Miguel de Unamuno). Sfasciare una famiglia è mandare in frantumi l’umanità.