Se la nostra vita è una risposta all’amore di Dio
Pietro, guarendo «nel nome di Gesù» (prima lettura), mostra con chiarezza che la salvezza degli uomini è Gesù, «il solo che ci possa salvare». Il Buon Pastore è il Risuscitato, colui che per amore ci guarisce e ci salva. Egli è l’immagine della tenerezza di Dio del quale noi siamo i figli; egli è l’icona di ciò che noi siamo chiamati a diventare: gli amati figli di Dio. Tuttavia, la nostra vera identità, nascosta nel segreto del cuore di Dio, rivelata nel suo Figlio Gesù, non apparirà in piena luce che alla seconda e definitiva venuta del Cristo. Ma già da ora ci stupiamo dell’amore che fa di noi dei figli sempre cercati (seconda lettura).
In questa domenica nella quale preghiamo per le vocazioni, possiamo dire con verità: «il Signore è il mio pastore», nell’esperienza di un rapporto e di un legame personale e di amore? Proprio oggi è necessario ricordarci che il Battesimo, che ci associa al Cristo, sacerdote, profeta e re, fa anche di noi, nella sequela di Lui e nel suo nome, dei piccoli pastori. Conoscere il Signore e ascoltare la sua voce vuol dire fare della nostra vita una missione per il Regno. È necessario che rendiamo grazie per i tanti che, al servizio dei loro fratelli e sorelle cristiani, realizzano la loro vocazione battesimale in molteplici ministeri, agendo in conformità al divino Pastore e collaborando con Lui.
Credere al Cristo, Buon Pastore, significa impegnarci a fare della nostra vita una risposta all’amore di Dio in vista del bene di tutta l’umanità. Il tema educativo è davvero all’attenzione centrale della nostra pastorale parrocchiale, scolastica e familiare? E noi stessi ci lasciamo educare dalla viva Parola del Buon Pastore, rimanendo pronti all’ascolto, allo stupore per lo splendore della verità che coincide con l’amore più grande? Abbiamo il senso della vita come cammino verso la mèta, come sequela di Gesù? Siamo consapevoli che «chi comincia ad amare deve essere pronto a soffrire» (San Pio da Pietrelcina)? Sentiamo l’esigenza di far parte del Suo gregge, assumendoci la nostra parte di responsabilità, o preferiamo «una comunità e una chiesa fai da te»?