Santissima Trinità: Il mistero che specifica la fede cristiana

Letture dell’11 giugno, SS. Trinità: «Conserva bene nel tuo cuore che il Signore è Dio lassù nei cieli e quaggiù sulla terra: e non ve n’è altro» (Dt. 4,32-34 39-40). «L’anima nostra attende il Signore» (Sal. 32). «Tutti quelli che sono guidati dallo Spirito di Dio, costoro sono figli di Dio» (Rm 8, 14-17). «Ecco, io sono con voi tutti i giorni, sino alla fine del mondo» (Mt 28, 16-20).

DI BERNARDINO BORDO*L’opera della redenzione inizia con la rivelazione del Mistero profondo da cui parte: Il Dio Uno e Trino. La rivelazione viene fatta alla Vergine in una formulazione che rispetta la concezione fortemente monoteistica del popolo al quale appartiene. La piena rivelazione attende le labbra del Redentore, al momento conclusivo della sua missione, quando affiderà agli apostoli il compito d’irradiarla sul mondo intero, presente e futuro.

Formulazione perfetta e mistero che resta sempre impenetrabile. Dato specificante la fede cristiana, per cui si distingue dalle altre due fedi monoteistiche, ebraica e musulmana, ma che sfugge a qualsiasi analisi teologica, o esperienza mistica. Punto di riferimento per ogni tappa della vita cristiana, dal battesimo agli altri sacramenti, dalla nascita alla morte, dalla preghiera liturgica a quella comunitaria o privata e che, con tutto ciò, sembra sempre più difficile precisarlo nella nostra mente, farvi convergere tutto di noi, dalla gioia di vivere all’accettazione della sofferenza, dai palpiti più intimi del cuore alle esperienze della contemplazione.

Eppure Dio, nella sua realtà Unica e Trinitaria, è presente ovunque e in ogni scansione del tempo, creando e scegliendo individui e popoli, a cooperare alla Sua opera di salvezza (prima lettura), chiamando tutti gli uomini a partecipare della figliazione divina, che spetta per natura al suo Verbo, e preferendo di essere invocato con un termine aramaico, usato da Gesù stesso, da bambino, Abba, ad esprimere non più timore, ma tenerezza, piena di abbandono (seconda lettura).

Al momento di proclamare davanti al mondo e alla storia un progetto così sublime, umanamente incredibile, Gesù dovrà appellarsi a tutta l’autorità ricevuta dal padre: «Mi è stato dato ogni potere in cielo e sulla terra» (Vangelo), come a togliere ogni perplessità nello spirito del credente.Forse è anche per questo, che la comunità cristiana, generalmente, mostra tuttora maggiore disponibilità verso celebrazioni della vita di Cristo, della Vergine, dei santi, che di questo mistero profondo. Non c’è dubbio che la convergenza essenziale resta sempre quella della vita della Chiesa sul Dio Unico e Trino. Ma è altrettanto vero che una maggiore esplicitazione di queste convergenze apporterebbe un vantaggio incalcolabile all’esperienza liturgica delle nostre comunità.

Una catechesi adeguata in proposito faciliterebbe, senz’altro, uno stile celebrativo assai più incisivo nel rapporto confidenziale con il Padre, nell’amore più personalizzato con il Figlio redentore, nella comunione con lo Spirito, indispensabile a percepire sempre più chiaramente la presenza di Colui che cammina con noi sulle strade della vita, «tutti i giorni, sino alla fine del mondo».

* Da questa settimana, la nostra rubrica di commento alle letture della Messa domenicale è curata da padre Bernardino Bordo, del convento dei Padri Passionisti del Monte Argentario