Rallegrati
1. Il «predestinato già prima della fondazione del mondo» (1Pt 1,20), il preannunciato dai profeti, il testimoniato dal Battista e il manifestato negli ultimi tempi (1Pt 1,20) dalla cerchia dei suoi amici è il «nato da donna, nato sotto la legge» nella pienezza del tempo (Gal 4,4), è il concepito e partorito da Maria. Avvento è anche memoria di un evento del passato: colui che ancora attendiamo nella gloria, colui che viene nella povertà dei segni nascosto nelle scritture- in forma di pane-identificato a un mendicante, è il già venuto assumendo carne da Maria. A questo è introduzione il brano evangelico odierno, ricco di suggestioni che ci riguardano molto da vicino.
2. Il tutto inizia con una libera, gratuita e amante decisione di Dio di uscire dal suo oltre e dal suo silenzio per farsi vicino e parola a una giovane donna di Nazaret di nome Maria, promessa sposa a un giovane di nome Giuseppe. Un viaggio attraverso un suo messaggero di nome Gabriele che in una certa ora di un certo giorno bussa a una porta e a un cuore che gli aprono. Dio non si permette mai di varcare la soglia di una casa e il limite di una coscienza senza avere prima bussato e ottenuto il permesso: « Ecco: sto alla porta e busso. Se qualcuno ascolta la mia voce e mi apre la porta, io verrò da lui, cenerò con lui ed egli con me» (Ap 3,20). Un venire contraddistinto da un saluto, da una presentazione di sé e da una proposta. Il saluto è: « Rallegrati».
La prima parola che Dio nel suo angelo rivolge a Maria è un invito alla gioia, la sua stessa presenza di fatto emana e trasmette allegrezza. Dove Dio entra fiorisce l’esultanza, e le ragioni non mancano. Il suo, e in questo stà la presentazione, è un venire nella grazia: «Hai trovato grazia». Maria è avvolta in una benevolenza che si china con favore su di lei guardandola bene, conoscendola per nome e dichiarandosi non contro ma «con lei» e a lei sorgente di bellezza: « piena di grazia». L’amore effuso in sovrabbondanza nel suo intimo la costituisce creatura amata resa capace di amare, quindi creatura molto bella-molto buona al suo cospetto, amabile e graziosa. Dove Dio è accolto lì fioriscono la solarità e la novità, nel caso di Maria l’ «eccomi» di Dio a lei è per chiederle di divenire l’ «eccomi» al suo dono perfetto, il Figlio evento dell’amore del Padre per il mondo che diviene «eccomi» al mondo mediante lo sposalizio dell’energia creatrice dello Spirito e del sì libero di una donna. Un sì, il «Fiat», nel canto, il «Magnificat», Dio si dona con gioia e ama chi si dona con gioia, e nel dolore, il «Gladius» o spada che le trapasserà l’anima. Siamo al cospetto di una « afflizione» dovuta all’amara costatazione che l’uomo preferisce aderire a mercanti di acque stagnanti piuttosto che lasciarsi condurre dall’Agnello alle acque vergini delle sorgenti della vita.
3. Il discorso ci riguarda da vicino perché dire Maria è dire al contempo dire il dover essere della Chiesa e di ciascuno, il come Dio stà davanti a lei e il come lei stà davanti a Dio è riassuntivo e esemplificativo sia della vocazione di Dio che dell’uomo. È di Dio l’assumere sovranamente la decisione di farsi prossimo all’uomo rivelandosi come causa di gioia per l’uomo nel manifestarlo a se stesso come un visitato, un graziato, un compagno e un reso solare da un Tu che nei confronti dell’uomo ha solo pensieri e atteggiamenti di benevolenza. È di Dio l’osare di chiedere all’uomo di divenire la caverna della Luce, il Figlio, attraverso cui la Luce si sporge sul mondo nascendo al mondo come parola generatrice «figli del comandamento», gli amati resi capaci di prendersi cura, e «figli della resurrezione», i morti restituiti alla vita. È dell’uomo, in forza della persuasione dello Spirito, non sprecare il momento favorevole dato da questo incontro decisivo e rispondere sì nell’allegrezza e nello stupore nei giorni della chiarezza e nei giorni del pianto e dell’oscurità della fede (Lc 2,50). Questo dice a noi la visita e l’annuncio dell’angelo a Maria, a noi iniziati a sapere che il nato da Maria atteso nell’ultimo giorno continua a venire nei giorni della storia nella mensa della parola e del pane per nascere in noi e attraverso noi come compagnia benevola e graziosa a cui stà molto a cuore la gioia dell’uomo e il farsi capire dall’uomo come buona notizia.