Quelle mete impegnative che Gesù ci propone

Letture del 18 febbraio, 7ª domenica del Tempo Ordinario: «Il Signore ti aveva messo nelle mie mani» (1 Sam 26Q,2-23); «Il Signore è buono e grande nell’amore» (Salmo 102); «Come abbiamo portato l’immagine dell’uomo in terra, così porteremo l’immagine dell’uomo celeste» (1 Cor 15,45-49); «Siate misericordiosi» (Lc 6,27-38)

DI MARCO DINO BROGINel brano odierno del Vangelo, che è la continuazione di quello di domenica scorsa, il Signore Gesù detta norme di condotta sublimi e perfettamente coerenti con le Beatitudini da lui enunziate poco prima, che noi potremo seguire solo a condizione di abnegare il nostro egoismo,Egli ci invita a superare noi stessi ed i nostri risentimenti, ad evitare ogni calcolo utilitaristico ed ogni ristrettezza mentale, a distinguerci per generosità e magnanimità, fino a renderci capaci di amare i nostri nemici: quale merito avremmo infatti, ci chiede il Signore, e quale sarebbe la caratteristica del nostro seguirlo, se ci limitassimo ad amare chi ci ama, a dare a coloro, dai quali ci attendiamo un contraccambio? – e Gesù arriva a proporci una meta ardita: essere misericordiosi come lo è il Padre (terza lettura).

Né basta tutto ciò, ed il Signore prosegue, facendo di noi e del nostro comportamento il termine di paragone dell’atteggiamento di Dio verso di noi: «non giudicate e non sarete giudicati, … perdonate e sarete perdonati» (e qui riecheggiano le parole della preghiera che lui stesso ci ha insegnata: «rimetti a noi i nostri debiti, come noi li rimettiamo ai nostri debitori…»), e conclude: «la misura con cui misurate, sarà misurato a voi…» Quanto dovrebbe ciascuno di noi meditare queste ultime terribili parole!

All’inizio di questa celebrazione abbiamo invece udito un racconto dal quale possiamo trarre un invito a rispettare ciò che è sacro: Davide ha nelle mani Saul, suo persecutore, e lo potrebbe uccidere, ma lo risparmia: «Chi mai ha messo la mano sul consacrato del Signore ed è rimasto impunito?» (prima lettura). Ed è questa una lezione che risuona come severo monito a quanti nel mondo hanno atteggiamenti dissacranti, mentre si diffonde la tendenza ad offendere ogni credente in ciò che ha di più intimo e personale, la sua fede, i suoi atti di culto, non rispettando, o addirittura disprezzando ciò che gli è sacro, si tratti di persone, luoghi o riti, specialmente cristiani, quasi per mettere alla prova il modo in cui applichiamo nella nostra vita la pagina.evangelica proclamata quest’oggi…Ed è attuale anche la breve pericope tratta dalla prima lettera di San Paolo ai Corinzi (seconda lettura), il quale ci invita a portare in noi non l’immagine di Adamo, dal quale discendiamo, ma quella del Cristo, «uomo celeste», al quale fummo assimilati nel battesimo con la morte al peccato, nella speranza di essere a lui assimilati anche nella risurrezione, come ci dice lo stesso Apostolo delle Genti nel sesto capitolo della sua lettera ai Romani.

Accogliamolo volentieri quest’invito, poiché se saremo capaci di portare in noi l’immagine del Cristo anziché soltanto quella di Adamo, che ci è connaturale ma incapace di sollevarci dalla terra dalla quale egli è stato tratto, e noi dopo di lui, verso il Cielo, il Cristo stesso ci aiuterà a vivere seguendo, nonostante la nostra debolezza, le regole di vita, anche quelle più ardue, da Lui proposte.