Quando suona la sveglia della conversione
Letture del 27 gennaio, 3ª domenica del Tempo ordinario: «Nella Galilea delle genti, il popolo vide una grande luce» (Is 8,23b-9,3); «Il Signore è mia luce e mia salvezza» (Salmo 26); «Siate tutti unanimi nel parlare, perché non vi siano divisioni tra voi» (1 Cor 1,10-13.17); «Venne a Cafarnao perché si adempisse ciò che era stato detto per mezzo del profeta Isaia» (Mt 4,12-23)
DI AVERARDO DINI
Giovanni ha presentato alla gente Gesù come il Messia, tanto atteso ed invocato. Lo scopo della sua vita è raggiunto. Si lascia arrestare e va incontro alla morte con la coscienza tranquilla.
Gesù allora esce dalla normalità della vita. Lascia Nazaret, ove ha vissuto per tanti anni come un uomo qualsiasi, e se ne va a Cafarnao, una cittadina del Nord della Galilea. Si presenta alla gente con chiarezza, senza alcuna sfumatura di linguaggio e con forza. Si presenta come un Maestro che ha idee nuove e chiare in testa, con un carisma che attrae e cambia il cuore «Convertitevi, il Regno di Dio è vicino». II significato è chiaro. Bisogna cambiare mentalità. È l’ora di abbandonare ciò che abbiamo, ciò che siamo, ciò che facciamo. Non è più tempo di giocare con gli equivoci, sulle mezze misure. C’è una nuova strada da battere. Non si può rimandare a domani. Non si può far finta di ascoltare. Pietro è occupato a pescare i pesci, così anche Giovanni, Andrea ed altri. Per loro le parole di Gesù hanno un peso enorme. Lasciano tutto: reti, barche, famiglia, tutto e seguono Gesù.
Egli è venuto a cercare uomini disposti a fare un salto di qualità, disposti a fare un taglio netto con il proprio passato, pronti ed accettare anche il giudizio spregiativo e persecutorio del mondo.
Gesù non ci ha chiamati per essere dei «cristianucci». Vuole che noi diventiamo «capolavori del suo amore». Ci vuole uomini capaci di guardare lontano e in alto. Non vuole che viviamo nel pantano del mondo, ma che ci si arrampichi sulla montagna ove il sole è più luminoso e l’aria più respirabile.
Siamo posti nel mondo non per essere come il mondo, ma per piantare nel mondo l’albero della vita di Dio, identificandoci al massimo con Cristo in ogni momento e in ogni azione. In caso diverso perdiamo la nostra specifica identità e diventiamo una sua controtestimonianza. Il che Lui non sopporta ed anche il mondo, in ultimo, ci ride in faccia e ci scarta come monete false.