Quando la vita è divinizzata
Lo Spirito è all’opera nel mondo; con la sua azione deborda largamente dai nostri limiti umani e dalle nostre vedute; l’amore di Dio non si ferma di fronte a nessuna cultura né ad alcuna frontiera (Pietro ci ricorda: «Dio non fa preferenza di persone»). Ad ogni uomo o donna che abbiano il cuore aperto, Egli dona vita (seconda lettura). Amare e vivere: è un tutt’uno. Amare è donare la vita. Amandoci, Dio fa di noi dei figli Suoi, chiamati ad assomigliarGli e a continuare con Lui la sua stessa azione salvifica. E se Gesù ci è stato donato, è perché con Lui, per mezzo di Lui e in Lui noi abbiamo vita.
I Padri d’Oriente parlano di «vita divinizzata», cioè di una qualità di esistenza segnata dalla presenza dell’indicibile Iddio, che però si è detto in Gesù Suo Figlio. La nostra esistenza conformata a Gesù è così trasformata, non nella straordinarietà dei segni, ma nella intensità dell’amore gratuito e contemplativo con cui viviamo tutte le relazioni e gli incontri.
La condivisione fraterna della Parola e del Pane di vita (e di tutte le altre pratiche di pietà) faccia di noi dei viventi, dei portatori di quell’amore che noi per primi abbiamo ricevuto. Alla fine della vita saremo giudicati sull’amore. Chiediamo nella preghiera di oggi che la Chiesa intera sia il luogo dove si fa l’esperienza dell’essere accolti e amati, incondizionatamente. È questa testimonianza – esperienza che genera gioia e speranza per tutti.