Pietro e Paolo ci portano alle radici della fede
Nella solennità dei Santi Apostoli Pietro e Paolo, la liturgia della XIII domenica è omessa per dare rilievo alla solennità di oggi. I Santi Apostoli ci riportano alle radici della nostra fede, ci esortano e spronano nell’essere veri discepoli, senza timore, perché l’amore vince sempre. Pietro, roccia della Chiesa, ha sperimentato la forza e l’amore di Cristo; Paolo, apostolo delle genti, ci richiama alla radicalità, al cambiamento possibile che si può avere ponendo la propria vita nelle mani di Dio.
Benedetto XVI,il nostro Papa emerito, qualche anno fa scriveva: «I due Santi Patroni di Roma, pur avendo ricevuto da Dio carismi diversi e missioni diverse da compiere, sono entrambi fondamenta della Chiesa una, santa, cattolica e apostolica».
Si, Pietro e Paolo erano due persone diverse, con carismi diversi, ma con un unico intento: seguire Cristo in tutto, fino a dare la vita.
Il Vangelo di questo giorno ci parla della confessione di san Pietro da cui ha avuto inizio la Chiesa: «Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente» (Mt 16,16). Pietro fà la propria confessione a Gesù riconoscendolo come Messia e Figlio di Dio.
Importante anche porre l’attenzione sulla domanda che Gesù fa ai discepoli e alla loro risposta. «Gli uomini chi dicono che sia il Figlio dell’uomo?» I discepoli nel rispondere riferiscono una serie di nomi (Giovanni il Battista, Elia, Geremia) che hanno avuto importanza lungo la storia del popolo d’Israele, ma dopo aver ascoltato Gesù riespone la domanda, questa volta rivolta ai discepoli. A rispondere per tutti è Pietro, il portavoce del gruppo che ha la responsabilità della comunità: Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente. Un titolo riconosciuto nel Vangelo di Matteo sin dall’inizio nei racconti dell’infanzia. Solo nel Vangelo di Matteo abbiamo la qualifica: il Figlio del Dio vivente, quasi a voler rilevare che la sua messianicità è a partire dal suo essere Figlio del Padre e nel Padre.
La beatitudine rivolta a Pietro riporta l’attenzione sul discepolato. Lui è il capo dei discepoli, colui che porta la responsabilità della comunità (Mt 15, 15; 17, 24-27) e la beatitudine che Gesù gli rivolge non è per le sue qualifiche umane ma per l’azione rivelatrice accolta. Quando Gesù dice: «è il Padre mio che te lo ha rivelato», vuole ribadire l’importanza della figliolanza dell’essere una cosa sola col Padre e, nello stesso tempo, la potenza rivelatrice che è a partire da Dio e non dagli uomini. Pietro, allora, è in grado di affermare l’identità di Cristo solo in questa ottica divina.
Dopo queste parole Gesù gli rende comprensibile il suo compito attraverso tre immagini: quella della roccia che diventa pietra angolare, quella delle chiavi e quella del legare e sciogliere.
Nella Bibbia il nome di Pietro sta a significare stabilità, fermezza, roccia e diventa un nome che assume una funzione importante. Pietro è associato alla roccia. Il profeta Isaia al cap. 51,1 ci diceva: «Ascoltatemi, voi che siete in cerca di giustizia, voi che cercate il Signore; guardate alla roccia da cui siete stati tagliati, alla cava da cui siete stati estratti». Pietro sta a indicare la base per la costruzione messianica. È importante il suo ruolo ma chi edifica la Chiesa è il Signore.
La testimonianza di questi Apostoli ci aiuti a esser sempre più autentici testimoni della verità.
Suor Tiziana Chiara