Per il cristiano la morte non è mai un imprevisto

Letture del 10 novembre, 32ª domenica del tempo ordinario: «La sapienza è trovata da chiunque la cerca» (Sap 6,12-16); «Ha sete di te, Signore, l’anima mia» (Salmo 62); «Quelli che sono morti, Dio li raduna per mezzo di Gesù insieme con lui» (1 Ts 4,13-18); «Ecco lo sposo, andategli incontro!» (Mt 25,1-13)

DI SILVANO PIOVANELLIGesù stesso ci dà la chiave per comprendere la parabola delle dieci vergini: «Vegliate dunque, perché non sapete né il giorno né l’ora».

«Vegliate» è la parola che fiorisce sulle labbra del Cristo quando egli parla del suo ritorno nella gloria: «state pronti, perché nell’ora che non immaginate il Figlio dell’uomo verrà» (Mt. 24,44).

Si racconta che il Papa Pio XI, parlando confidenzialmente col suo segretario, un giorno espresse il desiderio di morire all’improvviso: «un po’ di trambusto lì per lì, ma si dà meno fastidio, si fa più alla svelta, è meglio per la Chiesa». Il segretario reagì: «No, Padre santo! Anche la Chiesa prega: “ab improvisa morte libera nos, Domine!”». «Sì, replicò il Papa, ma la preghiera domanda di essere liberati dalla morte imprevista. Per il cristiano la morte non è mai improvvisa».

Sì, perché il cristiano è un discepolo che veglia, che riempie d’olio la sua lampada, che va incontro allo sposo. Sono le tre parole che ci consegna la parabola.«Vegliate». L’evangelista Luca dice: «Siate pronti, con la cintura ai fianchi e le lucerne accese; siate simili a coloro che aspettano il padrone quando torna dalle nozze, per aprirgli subito, appena arrivato e bussa (Lc 12, 35-36). Pronti sempre. Perché può darsi che capiti come al beato Papa Giovanni XXIII, che aveva domandato al suo segretario di avvertirlo quando fosse giunto il momento della morte; mons. Capovilla poté dire al Papa: «Padre Santo, è giunta l’ora» e il Papa ricevendo nella sua camera, per l’ultima volta, il Segretario di Stato lo accolse con le parole del Salmo: «Quale gioia quando mi dissero: andremo alla casa del Signore».

Ma può darsi che capiti come al Maestro della Corale del Duomo di Firenze, che è morto l’ultimo giorno dell’anno scorso, in cattedrale, dopo aver diretto il canto dell’offertorio.

Non sapere né il giorno né l’ora è la situazione di normalità per ogni uomo. Per questo occorre vegliare cioè tenersi pronti.

Seconda parola: riempite d’olio le vostre lampade. Le ragazze sagge della parabola hanno la lampada rifornita d’olio e ne custodiscono una scorta in piccoli vasi. Secondo la preghiera dei Salmi, la parola di Dio è «lampada ai miei passi», cioè illumina il cammino che devo percorrere. Rifornirsi d’olio significa non far mancare a nessuna giornata la luce della parola di Dio. Indispensabile è il rifornimento che avviene nella Messa della Domenica. Ma com’è grande l’arricchimento che uno riceve dalla partecipazione fedele ai gruppi sinodali nelle case! Se poi uno decide di leggere ogni giorno una pagina di Vangelo e si sforza di viverla come preghiera, magari facendosi aiutare dal sacerdote ad approfondirla, costruirà la propria vita su fondamento sicuro: non ci sarà terremoto che la smuova.La terza parola: andate incontro al Signore. L’immagine dello sposo richiama la grande avventura dell’amore che dipinge tutta la nostra vita come una ricerca dell’Amato del cuore. Tu cammini verso Colui che ti viene incontro, con i passi dell’amore. I passi che ti conducono all’ascolto della Parola, alla mensa eucaristica, alla contemplazione del creato, alla preghiera sul ritiro della tua camera. I passi che ti fanno camminare con gli altri e ti fanno rincontrare il fratello sino a diventargli davvero prossimo con l’accoglienza, la solidarietà, il servizio.Nel Cantico dei Cantici, la sposa esclama: «Io dormo, ma il mio cuore veglia» (5,2). Chi ama, veglia.

Chi accoglie Gesù nella vita di tutti i giorni, è pronto ad accoglierlo quando verrà nell’ultimo giorno.