Pentecoste: lo Spirito scende sulla Chiesa
La Pentecoste celebra la discesa dello Spirito Santo sulla Chiesa. Evochiamo l’evento e poi ci soffermiamo per qualche considerazione. L’evento è narrato da san Luca negli Atti degli apostoli al capitolo secondo, versetti 1-41. Scrive: «Mentre stava compiendosi il giorno di pentecoste (i 50 giorni dopo la Pasqua sono considerati un giorno) solo), i discepoli di Gesù si trovavano tutti insieme (in numero di centoventi), nello stesso luogo (presumibilmente il cenacolo). Ecco che dal cielo si avverte un grande fragore, un frastuono simile ad un vento impetuoso che si abbatte sulla casa. Poi un globo di fuoco, che si divide in tante fiamme, che si posano sulla testa di ciascuno; tutti sono ricolmi di Spirito Santo. Incominciano a parlare in altre lingue, ciascuno nella lingua in cui lo Spirito Santo donava di esprimersi».
La Pentecoste era una delle festività ebraiche più solenni, questo spiega le migliaia di pellegrini presenti a Gerusalemme. San Luca nomina sedici luoghi di provenienza. Pietro, primo papa, tiene la prima omelia. Ubriacato di Spirito Santo, anche lui con la fiamma che gli brucia sulla testa, parla con tale coraggio e audacia, che alla fine circa tremila persone si fanno battezzare.
Questo, in modo succinto, l’evento. San Luca, narrandolo, ha presenti due episodi: l’alleanza di Dio sul Sinai, in una tempesta di vento e di fuoco; la torre di Babele, che segnò la dispersione dei popoli. Ora siamo davanti ad una nuova ed eterna alleanza e alla ricostituzione dei popoli in unità, in una sola lingua che tutte le riassume: la lingua dell’Amore. Da quel mattino la Chiesa si affaccia alla ribalta della storia e inizia il suo cammino inarrestabile. L’accompagneranno le persecuzioni, ma il sangue dei martiri è seme di nuovi cristiani. Al luogotenente entrato per l’ultima volta nella tenda per chiedere ordini, l’imperatore Teodosio, persecutore di Cristo, diceva: Va’ al Sole nascente, io tramonto. Come una profezia!
Cantava il Manzoni: «Madre dei santi, immagine della città superna, del sangue incorruttibile conservatrice eterna, tu che da tanti secoli soffri, combatti e preghi e le tue tende spieghi dall’uno all’altro mar». (da La Pentecoste).
Ma soffermiamoci brevemente sul vangelo di questa domenica. È un frammento di un ben più lungo e ricco discorso; Gesù più volte lo riprende, ogni volta aggiungendo una rivelazione. Qui chiama lo Spirito Santo, il «paraclito» (dal termine greco: parà-clètos=chiamato accanto/avvocato). È una persona che ci sta vicino per… sempre a favore: per illuminarci, difenderci, aiutarci, sostenerci. Gesù dice che è un altro paraclito, perché Gesù stesso è Mediatore e Salvatore. Assicura che resterà sempre con noi, mentre lui non ci lascia orfani. Il Padre lo manderà nel suo nome. E avrà la missione di insegnare tutto ciò che Gesù ha detto, ma che non tutti hanno potuto comprendere. Nasceranno: la Tradizione, la Scrittura, il Magistero; ci saranno i Concili ecumenici e tutto un approfondimento scritturistico e teologico, che arricchirà perennemente il patrimonio di santità e di cultura della Chiesa.
Nella sequenza della Santa Messa la Chiesa prega così: «Vieni, Santo Spirito, manda a noi dal cielo un raggio della tua luce. Vieni, padre dei poveri, vieni, datore dei doni, vieni, luce dei cuori… O luce beatissima, invadi nell’intimo il cuore dei tuoi fedeli. Senza la tua forza, nulla è nell’uomo, nulla senza colpa. Lava ciò che è sórdido, bagna ciò che è árido, sana ciò che sánguina. Piega ciò che è rigido, scalda ciò che è gelido, drizza ciò che è sviato. Dona ai tuoi fedeli, che solo in te confidano, i tuoi santi doni. Dona virtù e premio, dona morte santa, dona gioia eterna. Amen»
*Sacerdote cappuccino