DI GIACOMO BABINI Vescovo emerito di GrossetoDomenica 31 maggio, Pentecoste. Nel tempo della Chiesa, «Madre dei Santi», lo Spirito Santo continua a portare a compimento l’opera di Gesù. E nei singoli credenti è sorgente dei valori cristiani. I fatti grandiosi della Pentecoste ci vengono raccontati nei testi di questa domenica da Luca, Paolo e Giovanni, con il tipico andamento narrativo, preciso, quasi notarile rispetto alla commozione lirica degli altri testi liturgici di questa celebrazione della nascita della Chiesa.Vangelo: «Lo Spirito della verità»Il Vangelo ci svela il compito più importante dello Spirito inviatoci. Egli ci introdurrà in ogni verità perché Lui stesso è lo Spirito della verità che si è rivelata nel Figlio. La verità cioè che Dio è amore ed ha amato talmente il mondo da mandare a noi il Suo Figlio unigenito. Questa verità nessuno l’avrebbe mai compresa se lo Spirito non ce l’avesse rivelata. I discepoli e neppure le seguenti generazioni, l’avrebbero mai compreso, se non ci fosse stato donato lo Spirito stesso di Dio, per introdurci nell’intenzione ed azione salvifica di Dio. (cfr. 1 Cor 2). Lo Spirito Santo emerge in Dio dall’amore infinito tra il Padre e il Figlio, Egli è quest’amore e lo manifesta quando «è versato come amore di Dio nei nostri cuori» (Rm 5,5). Essendo il frutto di questo amore reciproco in Dio, continua ad annunciare sempre di nuovo attraverso tutti i secoli quanto insondabile e inconcepibile è questo eterno amore. Egli introduce in ciò che è «mio», dice il Figlio, e questo è ciò che è del Padre. Nell’amore ci introduce, non con una rivelazione in più, ma con il far partecipare alla sua realtà, con l’insegnare ad amare all’interno dell’amore di Dio che tutto abbraccia.II Lettura: «Il frutto dello Spirito»La seconda lettura contribuisce a chiarire il contenuto del Vangelo. Essa nota che noi nella nostra vita, nel nostro quotidiano, ci lasciamo «guidare» e «condurre» dallo Spirito. E che dunque non solo crediamo alla verità ma anche la facciamo. Ciò non riesce senza lotta contro quello che la sacra Scrittura chiama «carne» una vita dimentica di Dio e attaccata unicamente al potere e al piacere terreno, che demolisce la dignità dell’uomo: spiritualmente e corporalmente. Se noi invece «seguiamo lo Spirito», allora sorge una umanità che anche dagli uomini non credenti può essere vista come un’umanità ben riuscita. Si frequenta volentieri uno che diffonde amore, gioia, pace, bontà, che mostra amicizia, domina se stesso. Solo chi guarda più a fondo nota che tutte queste qualità gratificanti non sono pure disposizioni del carattere o indirizzi etici, ma hanno una sorgente che non nasce solo dalla consistenza puramente umana. Tuttavia uomini simili, che hanno «crocifisso» nel l’imitazione di Cristo le loro passioni e desideri, non fanno notare agli altri che vivono dello Spirito di Dio, e ancora meno che lo seguono. Lo Spirito è come una sorgente nascosta in essi, da cui sgorgano tutte queste preziose qualità.I Lettura: «Ognuno li sentiva parlare nella sua lingua»La prima lettura racconta l’evento nel primo giorno di Pentecoste: lo Spirito rende questi incolti Galilei capaci di rendersi comprensibii a tutti gli uomini nelle loro diverse lingue e culture. Parlano mediante lo Spirito di Cristo una lingua che chiunque può capire ed anche affermare. Il cristianesimo veramente vissuto è al tempo stesso il vero umanesimo, che ognuno comprende come tale e, se non è del tutto guastato, anche riconosce. La verità di Cristo esposta dallo Spirito non ha bisogno di un complicato processo di inculturazione; i frutti dello Spirito, come sono stati descritti sopra, sono gustosi per ogni palato. Sicuramente la Chiesa nell’imitazione del suo Signore deve anche essere perseguitata, ma essa deve sempre osservare che non lo e perché non ha saputo realmente esporre nello spirito la verità di Gesù.