«Non sapete ciò che domandate»

Letture del 22 ottobre, 29ª Domenica del Tempo ordinario B: «Il giusto mio servo giustificherà molti» (Is 53, 2-3.10-11); «È stato provato in ogni cosa, a somiglianza di noi» (Eb 4, 14-16); «Il Figlio dell’uomo non è venuto per essere servito, ma per servire» ( Mc 10, 35-45).

DI BERNARDINO BORDOLa profezia del servo di Yahvè, sul giusto che si accolla le miserie umane, per renderle fattore di salvezza, introduce un discorso assai ampio, che troverà il suo avverarsi in pienezza solo nella vita e nel messaggio di Gesù di Nazareth (prima lettura).

La Lettera agli Ebrei, dove per la prima volta viene proclamata espressamente la dignità sacerdotale di Cristo,’canonicamente’ considerato un laico nella comunità d’Israele, approfondisce il gesto di condivisione, intravisto da Isaia, e assume dimensione di unico ed efficace mediatore fra Dio e gli uomini, sorgente da cui scaturiscono la fiducia e la perseveranza nell’impegno di sequela (seconda lettura).

Il vangelo di Marco mostra come Gesù sia sempre stato in grado di cogliere qualsiasi occasione per portare avanti il suo messaggio, in netto contrasto con l’immagine del messia trionfatore, nutrita nell’epoca del tardo giudaismo e giunta fino a lui. L’evangelista inquadra due della terna prediletta degli apostoli, i fratelli Giacomo e Giovanni, che mostrano a chiare note quanto poco fossero entrati nell’ottica del divino Maestro, esponendogli una domanda intrisa di ambizione. Un altro evangelista spiega che essi mandarono avanti la loro madre, Maria Salomè, la quale,come parente di Gesù, avrebbe ottenuto qualcosa e intanto li avesse messi al riparo da qualcosa che, forse, presentivano. (terza lettura). Il Maestro deplorò che non avessero ancora capito nulla delle vere dimensioni del regno di Dio, esposto in cento immagini e parabole: regno sostenuto dall’umiltà, difeso dall’impotenza, da dilatarsi su linea universale solo con la forza dell’Amore e della sua Parola. Gli altri presenti, dei tre gruppi, che già conosciamo, non avevano capito nulla, come loro due: lo dimostra l’indignazione che mostrarono, senza reticenze, per una richiesta che li avrebbe ricacciati in seconda linea.Era il momento di ribadire, su quello sfondo d’insipienza umana che di quel regno era padrone lui: di lui che vedevano ogni giorno nella veste del servo e non del despota. Per cui gli dovevano chiedere solo di partecipare a questa sua scelta, di bere al suo calice.

I due risposero a livello di semi incoscienza; gli altri non risposero nulla e stettero ad ascoltare, sempre più stupefatti nel sentir ribadire che chi voleva primeggiare aveva una sola via: quella di mettersi dietro all’ultimo; che chi pretendeva di salire più in alto, aveva una sola scelta ragionevole: quella di scendere più in basso possibile.

Sinceramente, è rimasta una proposta semi disattesa, anche per chi ha osato mettersi al suo fianco. Solo i santi lo hanno capito a sufficienza. Ma la loro testimonianza arriva sempre a stupirci. Non sempre a coinvolgerci.La liturgia di questa domenica ci offre una lezione che non riusciremo mai ad imparare del tutto e, nel contempo, attraverso la celebrazione eucaristica infonde in ciascuno di noi la speranza di essere aiutati ad aprirci sempre più ad esigenze evangeliche così sublimi.