Non pensiamo a Gesù come a un fantasma
La scena si apre con l’iniziativa di Cristo: «mentre essi parlavano di queste cose, Gesù in persona stette in mezzo a loro e disse “Pace a voi!”». È quanto avviene ogni domenica allorché la comunità cristiana si raccoglie per l’Eucaristia, dove «è racchiuso tutto il bene spirituale della Chiesa, cioè lo stesso Cristo, nostra Pasqua e pane vivo che, mediante la sua Carne vivificata e vivificante nello Spirito Santo, dà vita agli uomini, i quali sono in tal modo invitati e indotti a offrire se stessi insieme a Lui» (Concilio Vaticano II, Decreto Presbyterorum ordinis, sul ministero e la vita sacerdotale, n.5).
I discepoli erano pieni di paura e credevano di vedere un fantasma. Noi, forse, non siamo pieni di paura, ma rimaniamo superficiali dinanzi al mistero della Pasqua. Non pensiamo a Gesù come ad un fantasma, ma dobbiamo chiederci se crediamo davvero che Gesù è risorto, è vivo, è presente, è qui con noi, soprattutto quando celebriamo l’Eucaristia e ci ripete: «Io sono la via, la verità e la vita!»
La risurrezione di Gesù è un mistero di salvezza che supera la pura verificabilità apologetica. La risurrezione è da sperimentare nell’impegno di vivere la fede credendo alle Scritture e alla testimonianza della Chiesa.
I discepoli, che all’inizio restano sostanzialmente incapaci di riconoscere il Signore, sono invitati a fare esperienze concrete: «Guardate le mie mani e i miei piedi», «toccatemi»: «datemi qualcosa da mangiare».
Con questa ricerca di concretezza e di sperimentazione si arriva a comprendere il valore di quel «sono proprio io!».
La narrazione è un invito a scoprire nella storia i segni della presenza del Signore. Quelle parole di Gesù «guardate», «toccate», «mangiate» diventano di una attualità sconcertante ed insieme presentano un ineludibile impegno per noi che vogliamo incontrare e riconoscere il Risorto. Gesù ci ha avvertito: «Tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me»: in ciascuno di loro sono proprio io!
Spesso pensiamo di «conoscere» abbastanza Gesù. Ma l’apostolo Giovanni scrive: «Chi dice: “Lo conosco”, e non osserva i suoi comandamenti, è bugiardo e in lui non c’è la verità». Ma allora, non sono anch’io un bugiardo? Voglio ripetere, con appassionata convinzione, le parole del padre del giovane epilettico indemoniato: «Credo; aiuta la mia incredulità!» .
Alla iniziativa del Cristo e al nostro riconoscimento segue – verrebbe fatto di dire «necessariamente» – il dato fondamentale della missione: «di questo voi siete testimoni». Ha detto il Papa Paolo VI: «è impensabile che un uomo abbia accolto la Parola e si sia dato al Regno, senza diventare uno che a sua volta testimonia e annunzia».
*Cardinale, arcivescovo emerito di Firenze