Non dobbiamo aver paura dei temporali
In queste domeniche siamo evidentemente in periodo estivo, quando al «solleone» può improvvisamente tener dietro una condensazione temporalesca dell’atmosfera, da far paura. La Parola di Dio ci avverte che questi scrosci furibondi, come l’ergersi minaccioso delle onde del mare, restano sempre sotto il controllo del Padre celeste (prima lettura).
Del resto, ogni tempesta della vita porta ad un rinnovamento, per cui se si vuole diventare «una creatura nuova» (perché «le cose vecchie sono passate» e «ne sono nate delle nuove»), ci si devono attendere prove dolorose e rischi vari (seconda lettura).
La constatazione parte dall’esperienza concreta della vita, dove neppure il più fortunato è in grado di evitare disagi, sorprese, spaventi, come destinato a perire, da un istante all’altro, fra i gorghi di un mare agitato e tenebroso (Vangelo).
Non importa a lui, o non piuttosto a noi, che presumiamo di cavarcela sempre facendo leva sulle nostre risorse personali?
Durante il periodo della ferie, che dovrebbe risolversi in una pausa serena, in mezzo ad un’annata tumultuosa, possono infittirsi situazioni impreviste di urto e frustrazioni a non finire. Spesso la stessa psicologia del disimpegno estivo, ci rende più fragili e indisponibili all’accettazione di persone ed eventi che c’infastidiscono terribilmente.
Gesù ammonisce anche noi: «Perché siete così paurosi? Non avete ancora fede?» Egli sapeva perfettamente che quegli esperti barcaioli conoscevano come nessun altro, la drammatica incapacità di cavarsela, fra certe tempeste di quel lago livido: per questo li invitava a dare più spazio alla fiducia nella sua assistenza che nella loro abilità nautica.