Nato per indicare il Sole

Domenica 24 giugno, Natività di Giovanni Battista. Letture: Is 49,1-6; At 13,22-26; Lc 1,57.68-80. «Giovanni è il suo nome»

di GIANCARLO BRUNI

Eremo delle Stinche – Panzano in Chianti

1. La nascita di ciascuno è un evento atteso dalla terra, unico e irripetibile. Quella di Giovanni, nome che significa «Dio fa misericordia», è profondamente legata a quella di Gesù, nome che significa «Dio salva». Giovanni è un inviato dalla misericordia di Dio a proclamare che la salvezza di Dio è quì, egli l’amico dello sposo che esulta di gioia alla voce dello sposo (Gv 3,29), il testimone della luce (Gv 1,8), l’occhio che vede il Figlio e lo annuncia (Gv 1,34), il dito che indica il passaggio dell’Agnello (Gv 1,35-37), il messaggero dell’atteso (Mc 1,2), la voce della parola (Gv 1,23). Tutto questo è Giovanni riassunto di una lunga attesa da lui proclamata compiuta, il predestinato già prima della fondazione del mondo (1Pt 1,20), il profetizzato da Isaia, il generato da Maria e il manifestato negli ultimi tempi per voi (1Pt 1,20) è Gesù. Per raccontare questo e per preparare a questo è nato il Battista, una nascita su cui ritorna il padre Zaccaria nel cantico del «Benedictus».

2. Il «Benedictus» è un inno di lode e di ringraziamento a Dio a motivo del suo avere visitato e redento il suo popolo suscitando per esso un Salvatore potente, letteralmente «corno di salvezza». Così la prima parte del salmo (Lc 1,68-75) in sintonia con tutto il retroterra biblico che denomina «visita di Dio» i suoi interventi di grazia (Es 3,16; Ger 29,10; Sal 65,10) o di punizione (Es 32,34; Is 10,12; Ez 23,21; 34,11-12; Sal 59,6), «redenzione» il riscatto operato da Dio per il suo popolo, sempre ad alto prezzo, mentre il «corno» è simbolo di forza (1 Sam 2,10;Sal 89,25).

In quel Salvatore potente in amore di nome Gesù sta dunque la visita e il riscatto da parte di un Dio che in questo mostra tutta la sua verità di alleato fedele alla sua misericordia, alla promessa fatta ad Abramo e al suo desiderio di giorni in santità e giustizia (Lc 1,71-75). Un venire predetto dai profeti (Lc 1,70) e preparato da un uomo di nome Giovanni sul senso della cui nascita si sofferma la seconda parte dell’inno di benedizione (Lc 1,76-79).

Nascita preceduta da una domanda: «Chi è questo bambino?» (Lc 1,66), domanda a cui risponde, ispirato, suo padre Zaccaria: «Profeta dell’Altissimo» (Lc 1,76) «con lo spirito e la forza di Elia» (Lc 1,17). Profeta, vale a dire chiamato, iniziato e inviato da Dio a svolgere un preciso compito, quello di «preparare le strade al Signore» (Lc 1,76) predisponendo il popolo ad accogliere favorevolmente il dono di Dio, un Sole inviato dall’alto (Lc 1,78) all’uomo che giace nelle tenebre e nell’ombra di morte per dirigerne i passi in vie di pace (Lc 1,78-79). Ove Sole è metafora del Messia (Nm 24,17; Ger 23,5; Zc 3,8; 6,12; Mal 3,20), tenebre evocazione del male e della non vita e pace, il grande dono messianico (Is 9,5-6; Mi 5,4),  simbolo di vita piena e solare perché riconciliata con Dio, con gli altri, con la creazione, con se stessi e con la morte. In pace con tutti gioendo di giorni in tranquillità e ringraziando del lavoro e del benessere quotidiano.

Giovanni dunque come voce che inizia il popolo alla «conoscenza della salvezza» (Lc1,77) il cui nome in termini positivi è «pace» e in termini negativi è «remissione dei peccati» (Lc 1,77), perdono di vite sbagliate perché ne pacifiche ne pacificanti. Salvezza dunque come passaggio dalla tenebra e dalla morte di un esserci irriconciliato alla luce e alla vita di un esserci riconciliato, opera di un Sole i cui nomi sono pace e perdono, Sole inviato dalla «tenerezza e misericordia del nostro Dio» (Lc 1,78), letteralmente «per le viscere di misericordia del nostro Dio», a voler dire la fedeltà di Dio a se stesso come cuore sensibile alla miseria dei suoi alleati fino a provarne una commozione viscerale che lo rende totalmente inclinato verso di loro come una madre fa con i suoi piccoli.

3. A ciascuno viene oggi inviato Giovanni come fonte di una stupita conoscenza: Gesù è il Sole uscito dalla tenerezza di Dio Padre che bussa alla zona d’ombra dell’ uomo violento generatore di morte per dar forma all’uomo di pace generatore di vita. Ove tale presenza illuminatrice è accolta lì emerge nella superficie della storia l’uomo nuovo, il figlio della pace che apprende a leggere con occhi nuovi la data della propria nascita, un evento della grazia di Dio mandato alla terra per annunciare che non c’è tenebra a cui non sia inviata la Luce e che non c’è morte a cui non sia inviata la Vita.