Madre di Colui che l’ha creata
Non basta vivere tanti anni per diventare sapienti. È necessario «custodire» la vita, custodire le esperienze e farne tesoro. «Vivere e non vivacchiare!», diceva il Beato Piergiorgio Frassati. Vivere e non lasciarsi vivere. Piuttosto, vivere e guardarsi vivere. Serbare con cura le esperienze e rivisitarle al momento opportuno. Fare tesoro degli errori, per non ripeterli. Così, la propria storia diventa storia sacra, perché meditandola nel cuore si coglie la Presenza di Dio nel nostro tempo, nei dettagli della vita: la sua azione, il suo pensiero, il suo modo di agire. Si impara a riconoscerlo, a vederne le orme, a seguirlo. Si intuisce ciò che egli sogna per noi. Lo si incontra nell’intimo dell’anima, dove solo Lui ci abita. Dove solo Lui può raggiungerci.
Maria custodisce e medita ciò che le accade (cfr. Lc 2,19). Lasciarsi custodire da Dio, significa diventare a nostra volta custodi dei nostri fratelli. Dio ci «presta», in qualche modo, il suo ruolo, e ci chiede di essere per gli altri ciò che Lui è per noi: i loro custodi. I servitori della loro gioia.
Sarebbe bello, il primo giorno dell’anno, incontrare amici e parenti e salutarsi con le parole dei libro dei Numeri: «Ti benedica il Signore e ti custodisca» (Nm 6,24). Maria ha accolto la benedizione di Dio ed è diventata sua madre. E «gli fu messo nome Gesù» (Lc 2,21). Non è un dettaglio poco rilevante, perché «così porranno il mio nome sugli Israeliti e io li benedirò» (Nm 6,27). Il nome di Gesù sta ad indicare lui, la sua persona, la sua vita. E avere il suo nome nel cuore, nel pensiero, sulle labbra, significa pensare a lui, vivere di lui, lasciarsi conquistare da lui. Lasciarsi afferrare, permettergli di abitarci e di benedirci, oggi e per tutto il tempo che riceveremo in dono. Ogni giorno, ogni ora e persino di notte il nome di Gesù abiti i nostri pensieri: «Ricordo il tuo nome lungo la notte e osservo la tua legge Signore» (Sal 118,55).
Maria, sua madre, «custodiva tutte queste cose, meditandole nel suo cuore» (Lc 2,19). Maria ha ricevuto la benedizione di Dio, è diventata Madre di colui che l’ha creata, è custodita da lui e diviene, a sua volta, custode della vita. Maria custodisce il Figlio, custodisce gli avvenimenti, le parole. Custodisce il rapporto con lui. Maria medita nel cuore la propria esistenza. La guarda dentro la storia della salvezza e si lascia coinvolgere nel progetto di amore di Dio.
Impariamo a custodire. Noi stessi, gli altri, la nostra storia. Custodiamo la relazione con Dio, custodiamo lo spazio interiore del nostro incontro con lui. Custodiamo un luogo di silenzio, dentro il cuore. Un luogo in cui Dio possa parlarci, e noi possiamo ascoltarlo. Custodiamo il raccoglimento, per meditare la nostra vita e leggerla con sapienza. Custodiamo il corpo, i pensieri, le persone che ci stanno attorno.
Custodiamo nel cuore gli eventi del Natale! Quale cambiamento, nella nostra vita, dalla nascita di questo Bambino? «Non sei più schiavo, ma figlio e, se figlio, sei anche erede per grazia di Dio» (Gal 4,7). È davvero Natale se vivo da figlio. Perché ho ereditato la vita, la gioia, la libertà. Allora, per questo anno nuovo, «il Signore rivolga a te il suo volto e ti conceda pace» (Nm 6,26). La pace di chi forse non comprende, ma medita nel cuore. La pace di chi si scopre figlio. Custode della vita e della luce. Come Maria. Buon anno!
Suor Mirella Caterina Soro