Lo Spirito Santo prolunga la presenza di Gesù
Gesù sa di dover «tornare al Padre» (espressione che implica contemporaneamente distacco da una concretezza del mondo e, insieme, «integrazione» piena, cioè ricongiungimento con il Padre), perché soltanto nell’esaurimento di questo «ritorno», lo Spirito Santo realizza la sua comunicabilità nella storia. È lo Spirito della «santità» (è importante questo termine nell’accezione della Scrittura) di Dio che Gesù, in qualità di «risorto», darà al mondo. È l’energia divina che animerà la Storia. È il dinamismo di trasformazione che renderà «familiari», imparentati con Dio stesso. È la «vita rigenerata» di Gesù che si prolunga, dilaga e si rende operativamente presente nella storia di tutta l’umanità.
La comunicazione dello Spirito è l’effetto fondamentale della Pasqua. Si può dire che Pasqua e Pentecoste sono un unico evento con effetti diversi. La Pentecoste «prolunga» e rende permanente ciò che avviene nella Pasqua di Gesù. Ha un significato straordinario quella breve battuta che l’evangelista ricorda di Gesù: «Non vi lascerò orfani. Ritornerò da voi». Lo Spirito Santo «prolunga» la presenza di Gesù che continua ad essere, permanentemente, una «presenza divina» nella nostra vicenda umana. Rimane il «Dio-con-noi» a pieno titolo. Il mistero straordinario di Dio che continua a operare nella storia e che a noi è stato rivelato dalle parole di Gesù, avremo ancora la gioia e l’opportunità di conoscerlo e meditarlo nelle prossime celebrazioni festive: l’Ascensione (premessa e condizione del dono dello Spirito), la Pentecoste (evento della comunicazione dello Spirito).