L’invito a pregare «senza stancarsi»

Letture del 21 ottobre, 29ª domenica del Tempo ordinario: «Quando Mosè alzava le mani, Israele era il più forte» (Es 17,8-13); «Il nostro aiuto viene dal Signore» (Salmo 120); «Sia completo l’uomo di Dio e ben preparato ad ogni buona opera» (2 Tm 3,14-4,2); Dio farà giustizia ai suoi eletti che gridano verso di lui» (Lc 18,1-8)

DI BRUNO FREDIANI

Gesù narrò una parabola ai suoi discepoli per insegnare loro che si deve pregare sempre, «senza stancarsi». Dobbiamo saper attendere, pazientare, perseverare, nella fiducia e nella fede.

Il tempo che va dall’ascensione al cielo di Gesù al suo ritorno alla fine dei tempi è tempo di fede e di preghiera. C’è una circolarità tra fede e preghiera: per pregare bisogna credere e per credere bisogna pregare.

La preghiera, prima che parola, è silenzio profondo per ascoltare e accogliere la Parola. Nelle relazioni tra persone si entra in comunione ascoltandosi. Così anche noi entriamo in comunione con Dio e ci disponiamo a fare la sua volontà ascoltandolo. Come la fede, anche la preghiera nasce dall’ascolto e può diventare azione di grazie, contemplazione piena di ammirazione, professione di fede, dichiarazione di impegno, domanda fiduciosa, abbandono filiale.

Anche la preghiera di domanda è una risposta all’invito di Cristo a «pregare sempre, senza stancarsi». Essa non è pretesa che Dio faccia quello che dovremmo fare noi, ma è riconoscere il limite della condizione umana, è costatare che la liberazione totale e la piena realizzazione di sé non dipendono unicamente dall’uomo. Presentare a Dio tutte le nostre necessità è sottoporle alla sua luce, vagliarle e purificarle alla sua presenza.

La preghiera di domanda è segno di fiducia in Dio. Quando siamo certi che una persona ci vuole veramente bene, con spontaneità le chiediamo tutto ciò di cui abbiamo bisogno e che è buono. Il credente ha una fiducia così grande in Dio, che a Lui chiede tutto con semplicità e a Lui si rimette.

La parabole del giudice iniquo e della vedova ostinata richiamano la necessità di pregare senza perdersi di coraggio, senza lasciarsi cadere le braccia, anche se il Signore tarda e sembra sordo a tutte le nostre suppliche.

L’argomento di Gesù è semplice: se un giudice iniquo finisce per darla vinta alla vedova che insiste nella sua richiesta, quanto più Dio che è giusto ascolterà il nostro grido di aiuto.La preghiera non è una richiesta di intervento immediato di Dio, o una formula magica che risolve i problemi, ma aderisce e accetta la libertà e la pazienza di Dio. La preghiera di domanda esemplare è quella di Gesù nel Getsemani: «Padre, se è possibile, allontana da me questo calice! Tuttavia non sia fatta la mia ma la tua volontà». Il credente non vuole piegare Dio a fare la propria volontà, utilizzarlo per compiere i propri desideri, ma ottenere la grazia di conformare la propria volontà alla sua. Lui solo sa ciò che è veramente il nostro bene.

La preghiera di domanda, quando è autentica, è sorgente di impegno per cominciare a fare quello che chiediamo. Pregare per la pace spinge ad impegnarci per la pace; pregare perché cessino le sofferenze, spinge ad aiutare chi soffre. La preghiera non deresponsabilizza mai l’uomo, ma lo responsabilizza maggiormente.

Per questo la preghiera è l’atto più significativo del vivere cristiano.