L’Eucaristia moltiplica la presenza di Cristo
Domenica 10 giugno, Santissimo Corpo e Sangue di Cristo: «Offrì pane e vino» (Gn 14,18-20); «Tu sei sacerdote per sempre, Cristo Signore» (Salmo 109); «Ogni volta che mangiate di questo pane e bevete di questo calice, voi annunziate la morte del Signore» (1 Cor 11,23-26); «Tutti mangiarono e si saziarono» (Lc 9,11-17)
DI BRUNO FREDIANI
Il miracolo della moltiplicazione dei pani, costituisce un annuncio e una figura dell’Eucarestia. Le folle hanno seguito Gesù fin nel deserto, senza preoccuparsi di portare con sé dei viveri. Gesù , preso dalla compassione, moltiplica i cinque pani e i due pesci che gli vengono presentati e tutti mangiano a sazietà e ci sono anche abbondanti avanzi. Attraverso l’Eucarestia il Signore Gesù, dopo la sua risurrezione e ascensione al cielo, moltiplica la sua presenza tra i discepoli di tutti i tempi, offrendo il suo corpo e il suo sangue come nutrimento vivo e vivificante.
Cristo rende perenne la sua presenza, e lo fa ripetendo l’atto supremo del suo amore: la sua morte e la sua risurrezione. Questo atto sarà sempre rinnovato, durerà sino alla fine dei tempi, presso tutte le nazioni e tutti i popoli, perché tutti possano godere dei benefici della redenzione.
L’Eucarestia è il sacramento dell’amore per eccellenza. Ci unisce a Cristo con una unione intima, poiché viene a noi sotto le specie del pane e del vino e ci fa vivere nella sua stessa vita. Unendoci a Cristo, ci unisce allo stesso tempo al Padre. «Chi accoglie me, accoglie il Padre», ha detto Gesù. L’Eucarestia suggella anche l’unione dei cristiani tra loro: riuniti intorno alla stessa mensa, essi bevono allo stesso calice, dividono lo stesso cibo; vivono lo stesso mistero di amore, uniti fra di loro come e più dei membri di una stessa famiglia.
In questa prospettiva il comando di Gesù: «Date loro voi stessi da mangiare» e «Fate questo in memoria di me», viene ad essere un invito a condividere la sua compassione per le folle, che ancora oggi sono tormentate dalla fame e dalla miseria. L’interessamento e l’impegno concreto ad aiutarle sono essi stessi elementi della celebrazione eucaristica.
«Nella notte in cui veniva tradito» (seconda lettura) ci ricorda la tragica circostanza nella quale Gesù istituisce l’Eucarestia, e questo dà spunto a Paolo per ricordare alla comunità di Corinto che l’Eucarestia non può essere solo banchetto e festa.
Le prime comunità cristiane, sollecitate dagli apostoli, usavano fare le «collette» di beni e di denaro per i poveri, durante la celebrazione. Ma non va mai dimenticato che la fame degli uomini non è solo fame di pane, ma è anche fame di Dio.
Celebrata nella luce della risurrezione e nell’attesa del ritorno del Signore, (vedi acclamazione dopo la consacrazione) l’Eucarestia è anche annuncio, evangelizzazione. E poiché i poveri sono i destinatari privilegiati dell’annuncio del Vangelo, essi, il pensiero per loro e la condivisione, non possono essere esclusi dalla celebrazione.
Questa evangelizzazione impegna tutta la comunità ecclesiale: mangiate, bevete, annunciate. È una responsabilità che coinvolge tutta la vita di coloro che partecipano di quel pane e di quel vino.