Le vacanze, ottima occasione per comunicare il Vangelo
Non è possibile disattendere la tendenza della liturgia eucaristica di questa domenica a calarsi in questo contesto annuale di ferie, di disimpegno professionale, dove tutti si spera in un ricupero di energie e di quel poco di gioia di vivere che ci ha lasciato malvolentieri la civiltà dei consumi, generosa in nevrosi e violenze a tutti i livelli. La liturgia ci ricorda che quanto di buono e di santo ci è stato concesso dal Signore, dobbiamo comunicarlo ai fratelli.
Amos protesta che non ci pensava neppure lontanamente ad assumere un incarico come quello profetico. Ha dovuto accettare. Quando, però, i potenti, seccati dai suoi moniti severi, gli fecero capire che era meglio per lui di filarsela alla lontana, fece finta di non capire e proseguì per la sua strada. (prima lettura ).
La Lettera agli Efesini, apre il suo discorso, rifacendosi ad uno dei primi canti cristologici della comunità delle origini, dove i fedeli si esaltavano, al pensiero che, finalmente, Dio aveva svelato ad essi uno dei misteri più profondi, da comunicare al mondo: «ricapitolare in Cristo tutte le cose» e non semplicemente «restaurarle ».
Ricapitolare, per dire avvolgere tutta la storia attorno a Cristo, alla maniera che si usava con papiri e pergamene, da arrotolarsi attorno ad un asse portante. (seconda lettura ).
Ma ciò che richiama più potentemente l’attenzione dei presenti alla celebrazione eucaristica di questa domenica è il mandato di Gesù agli apostoli, con le prime indicazioni e precisazioni, indispensabili a raggiungere l’obiettivo che si prefiggeva. Andare a due a due , per dare esempio di comunione nello stesso annuncio evangelico. Niente comfort per il viaggio, niente denaro, niente doppia tunica: come truppe celeri, testimoni di una gratuità, allora meno rara di oggi, ma sempre altamente significativa. Rispetto per l’ospitalità, allora veramente sacra. una volta accolti in una famiglia, non passare ad altre, per non mortificare la generosità della prima e non dare esempio di ricerca di comodità.
Tutto questo (e il resto cui Marco appena accenna), tendeva a proporre il proprio metodo personale ai primi apostoli, e naturalmente ai discepoli (come dirà più chiaramente Luca, della seconda categoria di cooperatori evangelici), e anche alla terza, quella delle cosiddette pie donne (delle quali ancora stentiamo a mettere in chiaro la presenza attiva).
Massima concentrazione dell’inviato nella portata umano-divina del messaggio di Salvezza ricevuto, fino al punto, dirà un altro testo evangelico, da non salutare nessuno per via, in quanto l’attenzione era assorbita da una missione che partecipava, per origine e dignità, a quella di Gesù stesso. «Come il Padre ha mandato me, anch’io mando voi».
Ottime tracce di riflessione, per queste giornate fuori sede, dove i contatti personali e di gruppo s’infittiscono, offrendo occasioni preziose per un annunzio capillare, e per questo irresistibile, se fatto con lo zelo che Gesù infondeva nei suoi primi inviati.
Nessuno che prenda contatto con noi dovrebbe poter allontanarsene, senza aver scoperto qualcosa, di quanto lo Spirito ha rivelato e fatto gustare a noi, delle ricchezze di Cristo.