Le promesse di Gesù e i «segni» dell’incontro con Dio

Letture del 13 maggio, 6ª domenica di Pasqua: «Abbiamo deciso, lo Spiritto Santo e noi, di non imporvi nessun altro obbligo al di fuori di queste cose necessarie» (At 15,1-2.22-29); «Popoli tutti, lodate il Signore» (Salmo 66); «L’angelo mi mostrò la città santa che scendeva dal cielo» (Ap 21,10-14.22-23); «Lo Spirito Santo vi ricorderà tutto ciò che vi ho detto» (Gv 14,23-29)

DI BRUNO FREDIANI

Continua e si conclude con il Vangelo di oggi il discorso d’addio o di consolazione fatto da Gesù ai suoi discepoli nell’ultima cena: Gesù non solo promette lo Spirito, ma anche la venuta sua e del Padre ad abitare tra i discepoli. Si realizza così la vera presenza di Dio tra gli uomini (seconda lettura) e la possibilità per essi di accedere a Dio. E’ la comunione con Dio, che rende anche possibile quella con i fratelli, e che nasce dal fatto che Gesù, mediante la sua morte volontaria è andato al Padre.

Tra la salita di Gesù al Padre e il suo ritorno alla fine dei tempi è lo Spirito Consolatore che «insegna» e «ricorda» alla Chiesa, che cammina nella storia, come deve credere in Cristo senza vederlo, cioè, come deve ricordare e capire nella fede, la parola del Signore Gesù, per accettarla come parola sempre viva e operante.

La prima lettura ci offre un esempio concreto di come la Chiesa deve e può lasciarsi guidare dallo Spirito. Nella comunità di Gerusalemme si discuteva se si dovevano o no imporre ai convertiti dal paganesimo le osservanze giudaiche. In quello che possiamo definire il primo concilio della Chiesa, la questione viene affrontata seguendo una linea ben precisa: rivolgersi ai responsabili della comunità, invocare lo Spirito, leggere e comprendere le situazione alla luce della fede e della Parola del Signore, ispirarsi ai principi della vera libertà nella missione verso gli altri. È in questo modo che, anche oggi, devono essere affrontati difficoltà e contrasti sempre insorgenti nella Chiesa.

Lo Spirito, che insegna ogni cosa, dà la chiarezza di visione e di pensiero necessarie a coloro che hanno il mandato di «reggere» la Chiesa di Dio, perché cammini e cresca nella carità, per diventare luogo di incontro di tutti gli uomini e di piena comunione con Dio (vedi seconda lettura).

La novità è che non c’è più il tempio visibile e materiale, perché la presenza del Signore è pienamente svelata e definitiva. I «segni» dell’incontro con Dio assumono un carattere di relatività, pur restando necessari; perdurano nel tempo della Chiesa, anche se destinati a scomparire.

Uno di essi è l’assemblea eucaristica: annuncio e anticipo della nuova realtà, la città santa che viene dal cielo. Essa è il luogo della presenza di Dio, tempio vivente della lode e della comunione.

Anche i singoli battezzati che la compongono sono, a loro volta, tempio di Dio per opera dello Spirito che abita in ciascuno di loro.

Così, tutti insieme e singolarmente, i membri dell’assemblea eucaristica formano la vera Gerusalemme spirituale, animata dallo spirito di libertà e di amore. In essa Gesù viene ad abitare per rendere, insieme con noi, un culto perfetto al Padre. E in unione con lui e con tutta la Chiesa, ogni assemblea rende gloria a Dio e prega per tutti gli uomini chiamati a partecipare alla salvezza donata da Cristo.