Lasciamoci illuminare dalla Risurrezione
«Questo è il giorno che ha fatto il Signore, rallegriamoci ed esultiamo». Cosi recita il salmo 117. È la domenica per eccellenza, il giorno in cui Cristo ha vinto la morte. Nella notte di Pasqua, nella veglia, la Chiesa ci ricorda l’annuncio dell’angelo: Non è qui. È risorto (Mt 28,1-10). Nella Messa del giorno, ci invita a comprendere, insieme a Pietro e Giovanni, la Scrittura e a capire come questa protende verso questo sepolcro rimasto vuoto: Allora entrò anche l’altro discepolo, che era giunto per primo al sepolcro, e vide e credette. Infatti non avevano ancora compreso la Scrittura, che cioè egli doveva risorgere dai morti (Gv 20,1-9).
È sorprendente cogliere le varie sfumature dei vangeli sinottici e quelle di Giovanni. I racconti pasquali fanno cogliere che non si tratta di un percorso facile, neppure per i discepoli. Ma la resurrezione ci apre a percorsi nuovi, a strade di speranza, a un passaggio importante: lasciar morire l’uomo vecchio e indossare gli abiti della vita, della libertà. Cristo è risorto veramente e questo grido di gioia e di vita ci giunge fino a farci muovere le viscere. È l’amore che vince e Cristo e morto e risolto per noi in un disegno d’amore. Dando uno sguardo al Vangelo cogliamo aspetti importanti, si legge: nel giorno dopo il sabato, Maria di Magdala si recò al sepolcro di buon mattino, quand’era ancora buio. Una donna con un passato burrascoso, guarita e accolta nel mistero della vita nuova, va al sepolcro e diventa discepola. Senz’altro agli occhi della gente con sguardo critico e cinico questo andare apparve negativamente. È bello cogliere alcune differenze: in Marco e in Luca si parla di più donne e la motivazione dell’andare delle donne era quella di ungere il corpo di Gesù, mentre in Matteo vanno per visitare il sepolcro custodito dalle guardie.
In Giovanni di donna ce n’è una che va, a noi restano oscure quali siano state le sue intenzioni: va semplicemente per guardare il sepolcro, va per ungere il corpo, ma, di fatto, Maria di Magdala non si rassegna al fatto che il suo amato sia morto e quindi si muove e va di buon mattino. Qualcosa però la turba, la sconvolge: vide che la pietra era stata ribaltata. Corre, va immediatamente dagli amici di Gesù e porta la brutta notizia: l’amore fa muovere, l’amore spinge. E anche i due si mettono a correre, non comprendono quelle parole. Vanno. È bello poter vedere la corsa dei due discepoli e del più giovane che, arrivando prima, aspetta Pietro, il più anziano. Pietro costata che il sepolcro non contiene più il corpo di Gesù: un’assenza presenza. Quando entra il discepolo amato vide e credette. Solo l’amore permette alla nostra fede di comprendere ciò che umanamente è indescrivibile, solo l’amore aiuta a comprendere, in profondità, le Scritture, e quindi di saper discernere, di fronte a un sepolcro vuoto e a delle bende in terra, che Cristo è veramente Risorto. Più avanti l’evangelista scrive: Beati quelli che crederanno senza vedere (20,29): il discepolo amato è il prototipo.
La Pasqua porta in sé la novità di un passaggio: dalla vita di schiavitù e della morte, alla vita della libertà condita dall’amore abbattendo ogni barriera e ogni ingiustizia. Soltanto la luce di Cristo risorto può risollevarci dal buio, soltanto la forza della sua Risurrezione ci spinge al nuovo. Scriveva Papa Benedetto XVI: «Testimoniare ogni giorno la gioia del Signore risorto significa vivere sempre in “modo pasquale” e far risuonare il lieto annuncio che Cristo non è un’idea o un ricordo del passato, ma una Persona che vive con noi, per noi e in noi, e con Lui, per e in Lui possiamo fare nuove tutte le cose». Si, chiamati a vivere nell’autenticità del nostro essere battezzati, portare nelle nostre case, nel nostro piccolo l’annuncio che Cristo è veramente risorto ed è davvero con noi.
Accogliere la Risurrezione è volere che lui ci trasformi nell’amore, abbandonare i nostri sistemi di convenienza ed essere strumenti nelle sue mani, canali, attraverso i quali possiamo irrigare altre terre, altre sponde: quelle del nostro fratello, del prossimo.
Papa Francesco scrive: «Lasciamoci illuminare dalla Risurrezione di Cristo, lasciamoci trasformare dalla sua forza, perché anche attraverso di noi nel mondo i segni di morte lascino il posto ai segni di vita». Sia questa la nostra Pasqua. Auguri a tutti.
Suor Tiziana Caputo