La vera sapienza è seguire Gesù

DI GIACOMO BABINI Vescovo emerito di Grosseto11 ottobre, 28ª Domenica del Tempo Ordinario. La Sapienza, dono dello Spirito Santo, ci dice che la perla preziosa più di tutte le altre cose messe insieme, è  la sequela di Gesù. Gesù guarda con amore coloro che ascoltano la sua parola e lo seguono nei suoi passi di vita vera, ma domanda di essere seguito con totale dedizione. La  buona volontà e la stessa sapienza da sole non garantiscono il cammino con Gesù. Vangelo: «Vendi quello che hai»La storia del giovane che non rinuncia alla proprietà e quella dei  discepoli che abbandonano tutto, è una storia unitaria. In mezzo ai due episodi stanno le parole di Gesù sulle difficoltà dei ricchi a salvarsi e l’esempio del cammello che  non può passa per la cruna dell’ago.

Il problema quello di stabilire quanto sia grossa la proprietà alla quale si deve rinunciare, è irrilevante. Ci sono senz’altro ricchi che aderiscono al Vangelo: Gesù ne ha viste tante  di queste persone. Basterebbe pensare alle donne che con i loro beni sostentavano i discepoli (Lc 8,3). Ma ci sono anche poveri che non sono capaci di rinunciare a quel poco che hanno. Di fronte alla domanda preoccupata dei discepoli: «E allora chi si può salvare?» affida tutto al potere sovrano di Dio.

Alla domanda di Pietro per sè e per gli altri, Gesù come risposta, elenca le cose da lasciare per aver il centuplo e la vita eterna ma anche persecuzioni in questo mondo. Chi si spoglia dei suoi beni non finisce in un porto sicuro, ma dovrà  attendere con vigilanza e perseveranza il giorno definitivo del Signore.

I Lettura: «Pregai per lo Spirito della Sapienza»La prima lettura ci narra la vicenda di un altro  giovane, il Re Salomone che inizia bene l’esercizio del suo potere regale. Ma nonostante la bella preghiera che pronuncia, e la sapienza ottenuta, Salomone rimane una figura ambigua.  E’ vero che  chiede la sapienza prima di ogni altra cosa. Tuttavia nell’antico Testamento manca ancora l’esempio della vita di Gesù e Salomone non  comprende cosa sia la «povertà nello spirito». La sapienza di Salomone  è ancora a livello molto terreno. Ne trae una specie di  entusiasmo giovanile inconsapevole della  fragilità e della tentazione. Mancando il pane quotidiano della grazia il Re sapiente dimentica il compito soprannaturale che è stato   affidato ad Israele, dimentica che Abramo e Mosè parlavano con Dio. Con la Santità perde anche la sapienza e gradatamente  declina verso  una vecchiaia impazzita,  assai diversa dalla sequela di Gesù richiesta a Pietro e a tutti  gli altri discepoli che nel tempo avrebbero dovuto maturare  le proprie scelte nella vita umana. II Lettura: «Più tagliente di ogni spada a doppio taglio»La seconda lettura dice quanto incorruttibilmente la Parola di Dio giudica l’intimo del  nostro animo. Paolo ha un animo diverso da quello dell’antico monarca della  prima lettura. Anche Paolo sa di avere un popolo da governare, ma gli è chiaro che  quel popolo è di Dio e non  può governarlo se non con l’amore e la verità di Dio. La sapiente  soluzione delle controversie umane la  lascerà ad altri. L’uomo ha bisogno di una vita nuova sul modello atteso dai santi di Israele,  ma rivelato negli ultimi tempi da Dio Stesso tramite il Figlio. Essa, dice Paolo, divide anima e spirito. L’animo forse  predilige ancora le cose terrene, ma lo spirito è volenteroso (Mt 26,41) L’uomo non riesce a capire la sua posizione  fino in fondo, ma la parola  di Dio vede tutto «nudo e scoperto». A  lui dobbiamo rendere conto, perché da lui riceviamo chiarezza su noi stessi. Il giovane che si allontana, aveva riposto la fiducia nelle proprie cose e non ascolta l’invito di Gesù.