La «presenza»
A molti potrà apparire strano che il Tempo di Natale, che scandisce uno dei percorsi più significativi e più belli dell’Anno Liturgico, termini con la festa del Battesimo del Signore e non con la Festa dell’Epifania, in ossequio anche al famoso detto che “l’Epifania tutte le Feste le porta via”. Ciò è dovuto al fatto che, chiamando questo periodo dell’Anno Liturgico, Tempo di Natale, tutto si è accentrato sulla Nascita di Gesù, dimenticando altri aspetti dell’apparire e di mostrarsi al mondo del Figlio di Dio. Questo aspetto più ampio del “mostrarsi al mondo” di Gesù quale Messia, Figlio di Dio e Salvatore di tutti gli uomini è incluso nella festa dell’ Epifania (che significa “manifestazione”), celebrata domenica scorsa. Infatti nell’antifona al Magnificat dei secondi vespri di quella solennità si proclamava: “Tre prodigi celebriamo in questo giorno santo: oggi la stella ha guidato i magi al presepio, oggi l’acqua è cambiata in vino alle nozze, oggi Cristo è battezzato da Giovanni nel Giordano per la nostra salvezza”. Per cui, più propriamente, il Tempo di Natale dovrebbe chiamarsi “Tempo della Manifestazione del Verbo”: nella carne (Natale), inviato per la salvezza di tutti gli uomini (Epifania), quale Figlio di Dio e Messia (Battesimo), Sposo della Chiesa (domenica prossima). Ma torniamo alla solennità di oggi del Battesimo di Gesù al Giordano.
La prima osservazione da fare, anche se ovvia, è quelle di distinguere bene il battesimo di Gesù dal nostro anche se non sono estranei l’uno all’altro. Il battesimo di Gesù, infatti, è un evento nel quale egli «manifesta chi è», il Figlio di Dio; il nostro, invece, ci fa diventare ciò che ancora non siamo: figli adottivi di Dio. Gesù nel battesimo si manifesta come «uomo tra gli uomini» e «Figlio di Dio», noi nel battesimo siamo fatti “figli di Dio” nel «Figlio e fratello nostro» crocifisso e risorto. È evidente, quindi, che c’è distinzione tra i due battesimi, ma non estraneità.
Cerchiamo di comprendere un po’ meglio il significato del battesimo del Signore e poi faremo una riflessione sul significato del nostro battesimo. Ho detto che nel battesimo Gesù si manifesta come uomo tra gli uomini, solidale con loro. Benché non abbia peccato appare come peccatore. Il Battista, infatti, non vorrebbe battezzarlo, ma Gesù lo invita a farlo subito, mettendo da parte ogni timore. Guardiamo con attenzione questa scena nel suo insieme e vi cogliamo immediatamente due aspetti: uno è quello che ho già detto, Gesù nostro fratello per l’umanità che ha assunto, ma, anche e lo approfondiremo tra poco, Figlio di Dio, seconda persona della Santissima Trinità. Ciò che ha assunto il Verbo incarnandosi, non è una umanità diversa dalla nostra, ma la stessa nostra segnata dal peccato. Lui che non ha peccato è apparso peccatore perché noi che siamo peccatori potessimo divenire Figli di Dio a immagine di Lui. Che stupendo! Come non vedere in questo immergersi di Gesù nell’acqua del Giordano, lo stesso immergersi nella nostra umanità, come afferma l’evangelista nello stupendo prologo al suo vangelo «e il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi»? E’ questo il Mistero «nascosto» nel presepio che tutti avremmo dovuto adorare!
L’altro aspetto del battesimo di Gesù è ciò che è avvenuto dopo l’emersione dall’acqua. Dice Luca: «Mentre Gesù, ricevuto anche lui il battesimo, stava in preghiera, il cielo si aprì e discese sopra di lui lo Spirito Santo in forma corporea, come una colomba, e venne una voce dal cielo: “Tu sei il Figlio mio, l’amato: in te ho posto il mio compiacimento”». Nell’apparizione dello Spirito Santo e con la «voce dal cielo» Gesù viene proclamato «Figlio di Dio», l’amato! Questa proclamazione avverrà in altri due momenti: nella Trasfigurazione e, nelle parole del centurione, alla morte di Gesù: «Davvero quest’uomo era Figlio di Dio». Con il battesimo cristiano, noi siamo diventati «fratelli di questo nostro Fratello». Gli somigliamo? E’ vero che abbiamo tutta la vita per perfezionare questa somiglianza, ma diamoci una mossa perché il mondo ne ha bisogno. Buon Anno!