La Passione vista con occhi di misericordia

Tutti gli evangelisti dedicano uno spazio considerevole al racconto della passione e morte di Gesù. La traccia che essi seguono e i fatti che raccontano sono fondamentalmente gli stessi, anche se ogni evangelista li presenta in un modo particolare che rivela l’attenzione che egli ha per le sue comunità e la loro tradizione di fede.

Ecco alcuni aspetti caratteristici della «passione secondo Luca».

Tutti e tre gli evangelisti raccontano che Pietro, dopo aver rinnegato il Maestro, uscì e scoppiò a piangere, ma solo Luca nota che il Signore si voltò e fissò lo sguardo su Pietro (Lc 22,61) e il verbo che adopera non è blèpo (vedere), ma emblèpo (guardare dentro). Lo sguardo di Gesù entra nel cuore di Pietro, e ne coglie tutta la pusillanimità, la debolezza, la vigliaccheria, ma scopre anche che in fondo gli vuole bene e gli rimane fedele.

Così Luca indica a tutti i cristiani che bisogna guardare le fragilità dei fratelli e anche le proprie con gli occhi di Gesù: occhi che ridonano speranza e scoprono anche nel più grande peccatore, una scintilla d’amore e lo aiutano a ripartire.

Marco e Matteo sottolineano il comportamento vergognoso degli apostoli: Giuda tradisce, Pietro rinnega, tutti fuggono. Luca cerca di attenuarne la responsabilità: non accenna alla loro fuga; anzi, dice che Pietro seguiva Gesù da lontano, tutti i suoi conoscenti e le donne che lo avevano seguito fin dalla Galilea, stavano da lontano a guardare tutto questo. Luca insegna: bisogna non sottolineare l’errore commesso, non rinfacciarlo, perché chi si sente umiliato e svergognato, rischia di ripiegarsi su se stesso e non avere il coraggio di ripartire.

Il discepolo di Cristo non impreca, non maledice. Anche nei momenti più drammatici pronuncia solo parole di amore. Solo Luca ricorda che sul Calvario, mentre lo inchiodavano sulla croce, Gesù ha la forza di dire: «Padre, perdona loro, perché non sanno quello che fanno».

Tutti conosciamo a memoria il racconto della istituzione dell’Eucaristia, che sentiamo ripetere in ogni Messa. Ma non tutti sappiamo che solamente Luca riferisce il comando di Gesù: «Fate questo in memoria di me». È solo un invito a ripetere il gesto liturgico? Non è invece una richiesta forte ad entrare nella logica del Maestro, cioè come Lui e con Lui e per Lui spezzare la propria vita nell’amore per gli altri?

Tutti gli evangelisti dicono che Gesù fu crocifisso insieme a due ladroni, due banditi. Non si tratta, evidentemente, di ladruncoli, ma di criminali che avevano ucciso persone.  Marco e Matteo riferiscono che ambedue insultavano Gesù. Luca, invece, dice che uno, sì, l’oltraggiava, ma l’altro no, anzi rimproverava il suo compagno e, chiamando Gesù per nome, supplicò: «Gesù, ricordati di me quando entrerai nel tuo regno». Il Signore morente gli rispose: «In verità io ti dico: oggi con me sarai nel paradiso».

All’inizio del Vangelo di Luca Gesù compare tra i pastori: gli ultimi, persone disprezzate, gli impuri d’Israele. Poi trascorre la vita pubblica in  mezzo ai pubblicani, ai peccatori, alle prostitute. Alla fine non muore con i santi. Sulla croce è in mezzo a due ladroni, due infelici che hanno sbagliato tutto nella vita.  Venuto sulla terra per salvare gli uomini riconducendoli a Dio, ritorna al Padre con uno che rappresenta tutti gli uomini: un peccatore recuperato dal suo amore. Luca è l’evangelista della misericordia di Dio.

*Cardinale