La nuova alleanza è basata sull’amore

DI GIACOMO BABINI Vescovo emerito di Grosseto29 marzo, 5ª domenica di Quaresima. Questa domenica prima della riforma liturgica veniva chiamata la domenica di Passione. Infatti nel Vangelo Gesù parla della sua ora, di quando cioè innalzato sulla croce attirerà tutti a Sé. I pagani cercano di vederlo e arriva a compimento l’antica profezia di Geremia sulla Nuova Alleanza descritta nella prima lettura. Tutti possiamo diventare capaci di com-patire per amore. I Lettura: «Io depongo la mia legge dentro di essi»Il popolo dell’Antica Alleanza aveva conosciuto di Dio particolarmente la potenza. Egli aveva condotto il popolo dall’Egitto «con il braccio alzato», e gli uomini non avevano ancora nessuna interna intuizione dell’essenza dell’amore di Dio. Per essi l’amore desiderato era qualcosa come un comando, una legge, e l’uomo ha sempre piacere a rompere le leggi, per mostrare che lui è più potente di esse. Il profeta Geremia è uno dei primi profeti che sente fortemente la necessità di un nuovo rapporto con Dio: un Dio più vicino che lo si possa amare più che temere, un Dio che risiede nel nostro cuore e, da cuore di pietra come è spesso il cuore umano traviato dal peccato, lo trasformi in un cuore di carne, capace di comprendere l’amore del Padre e di comportarsi secondo il suo Spirito. Vangelo: «È l’ora della Nuova Alleanza»Il popolo della Nuova Alleanza conosce prima di tutto l’amore di Dio. Fanno parte di questo popolo interlocutore di Dio, non solo Israele ma ogni persona di buona volontà.

L’episodio evangelico inizia con la domanda di alcuni pagani che chiedono di vedere Gesù. La domanda dopo essere passata da un apostolo all’altro finalmente arriva a Gesù. Gesù risponde dicendo che è giunta l’ora. Questa «Sua Ora» alla quale si è riferito più volte durante la predicazione adesso diventa visibile come ora nella quale dona tutto se stesso agli uomini. Se nonostante tutto gli uomini si accaniscono contro di Lui, prega il Padre di perdonarli perché non sanno quello che fanno. Èil momento nel quale sarà innalzato sulla croce e attirerà a sé tutte le genti, nel modo tanto bene espresso nella festa della Epifania. Ci rimane una sola linea di divisione tra gli uomini, quella del peccato. Ne sono il segno i due ladroni crocifissi con Lui sul Calvario: uno si converte uno lo bestemmia. Esplode il bisogno di Lui in tante persone, ma prendono forma anche l’odio, il rifiuto, l’invidia di altre persone che da tempo tramano per la sua morte. L’ora della passione che si concluderà con il grido dalla croce «Tutto è compiuto», è iniziata con il dialogo doloroso di Gesù con il Padre: «Ora la mia anima è turbata, e che devo dire? Padre salvami da quest’ora?» Il grano deve morire altrimenti non nasce il frutto nuovo. Gesù lo dice per sé, ma anche per coloro che vogliono servirlo e seguirlo. Di fronte a questa morte carica di tutto il peccato del mondo sembra disorientato. L’angoscia dell’orto degli olivi gli pone la domanda se non debba pregare il Padre perché allontani quella croce. Tuttavia sa che tutta l’incarnazione è stata voluta perché Lui superasse l’ora delle tenebre, per la sua vita e per quella di tutti i fratelli e le sorelle in umanità altrimenti incapaci di ritrovare la speranza e la via per il ritorno al Padre.

II Lettura: «Obbedienza nonostante il dolore»La seconda lettura ci fa sentire i suoni acuti della passione: «forti grida e lacrime, preghiere e suppliche»: esprimono Gesù davanti al Padre che poteva «liberarlo dalla morte». Si può essere obbedienti finché si vuole, ma nell’ora del dolore questa obbedienza va rinnovata con un vigore particolare. Il Padre lo libererà dall’angoscia, dal supplizio, ma non ora, bensì quando «tutto sarà compiuto». Solo allora inizierà la vita trionfale del risorto e la luce dell’amore nascosta, ma presente anche in ogni dolore risplenderà apertamente. Quando il suo mistero sarà accolto anche da noi nel profondo e nella sua interezza, si ristabilirà la condizione per il nostro ingresso nella Nuova Alleanza. «Reso perfetto dall’obbedienza divenne causa di salvezza eterna per tutti coloro che gli obbediscono».