La malattia che non si vede

DI GIACOMO BABINI Vescovo emerito di Grosseto22 febbraio, 7ª domenica del Tempo Ordinario. Un Dio che apre alla vita spezzando tutti i formalismi umani. La fede in Lui è l’inizio di nuovi rapporti. Nella Chiesa la riconciliazione è sotto il segno della misericordia di Dio la quale arriva fino a noi nella attrattiva dello splendore di Gesù e nella fedeltà al Sacramento della Penitenza. Vangelo: «Ci sono malattie che i nostri occhi non vedono»Abbiamo una scena nel brano evangelico, molto movimentata: la folla, l’apertura del tetto per fare scendere davanti a Gesù l’ammalato, Gesù che al paralitico perdona i peccati, lo scandalo dei dottori della legge presenti, e finalmente la domanda di Gesù: è più facile guarirlo dall’infermità o rimettergli i peccati? Conclude con la solenne dichiarazione che il Figlio dell’uomo ha il potere sulla terra di perdonare i peccati, il che viene dimostrato con la guarigione del malato.

Tutto concorre a preparare e mettere in evidenza non tanto un applauso per il malato guarito, quanto l’affermazione inattesa e solenne. Ti sono rimessi i tuoi peccati. La questione del peccato come si vede era discussa anche allora. La differenza con oggi è notevole. Allora questo potere non lo si discuteva ma lo si attribuiva solo a Dio. Oggi si dà importanza al «reato», alla trasgressione di una legge umana, ma tante persone se potessero toglierebbe di circolazione il termine peccato.

Naturalmente la gente presente rimane stupita dalla guarigione miracolosa, che però riceve il suo significato solo dal rapporto con il perdono dei peccati. Gesù ha in mente una visione assai più precisa di quella dei suoi interlocutori. Inizia con la guarigione della malattia molto più cattiva, quella paralisi spirituale dell’uomo, che lo trascina fino al ripudio di Dio e da cui nessun uomo può guarirsi da solo. Neppure mediante i molti metodi psicologici, o le sedute psicanalitiche che gli uomini si vanno a cercare pur di dimenticare le colpe commesse e trovare il modo per autoassolversi. Unicamente il Dio offeso ha il potere e la grazia di perdonare l’ingiustizia a lui fatta, e avendo mandato il Figlio suo nel mondo per espiare al posto di tutti noi, ci concede il perdono e la remissione dei peccati.

I Lettura: «Ecco faccio cose nuove, non ve ne accorgete?»In questa lettura si ritrova il clima della preghiera del Venerdì Santo: «Popolo mio che male ti ho fatto? Che cosa potevo fare per te, che non abbia fatto? E tu mi hai appeso al patibolo della Croce». Quando si sente attorno a noi l’incredulità, l’ateismo, si rimane amareggiati. Ma quando affiora e accade spesso l’odio ed il livore e poi la bestemmia contro Dio, allora non si può fare a meno di pensare ad un influsso demoniaco contro il popolo di Dio rimasto fedele. Chi avrebbe mai pensato che gli atei si mettessero a fare proseliti e volessero scrivere ben visibile sui tram che fanno servizio in città, «Dio non esiste! Non né abbiamo bisogno!». Giustamente il profeta riporta l’accusa di Dio al popolo. Mentre tu, popolo ingrato, «ti sei stancato di me», mi hai trascurato, non hai più fatto per me un sacrificio, non hai più creduto al mio potere e alla mia bontà, ti sei alleggerito per così dire di me, hai fatto in modo che «mi stancassi dei tuoi peccati e con le tue cattive azioni mi hai vessato». Come potrebbe Dio, che ha sprecato tutto il suo amore per Israele, non sentire dolorosamente una simile indifferenza e avversione? Ma il Dio dell’ amore e pensa a vie nuove di riconciliazione: «Ecco, io faccio cose nuove!». Dalla sua divina forza creatrice, non per amore di Israele, ma «per mio amore» (io che sono l’amore), Dio estingue le colpe del popolo. Perdona e ricomincia. II Lettura: «Il sì di Dio»Nella seconda lettura, quella cristiana, si fa pienamente chiaro che Dio non dice nello stesso  tempo si e no, cioè non si contraddice, è sempre fedele. L’uomo, che ha compreso tutto ciò nella fede, non potrà comportarsi diversamente, ma risponderà con un sì puro alla «fedeltà di Dio in Cristo». La sua assunzione nel nuovo popolo di Dio, il battesimo, ha già fatto scendere nel suo cuore lo Spirito di Dio, lo Spirito del sì. La strada battesimale è santa e tracciata fin dall’inizio.