La legge di Mosè è la ricetta per la salute spirituale

Letture del 23 marzo, terza domenica di Quaresima: «La legge fu data per mezzo di Mosè» (Es 20,1-17); «Signore, tu hai parole di vita eterna» (Salmo 18); «Predichiamo Cristo crocifisso, scandalo per i Giudei, ma per coloro che sono chiamati, sapienza di Dio» (1 Cor 1, 22-25); «Distruggete questo tempio e in tre giorni lo farò risorgere» (Gv 2,13-25)

La fede si esprime fondamentalmente in due aspetti: la vita e il culto, il ritmo dell’esistenza con le sue responsabilità e i suoi impegni e il ritmo della liturgia con i suoi appuntamenti e i suoi riti. Sono i due ambienti più comuni della fede: nel mondo e nel tempio. Ma sia nel mondo come nel tempio rischiamo una vita malata: nel mondo con comportamenti fuori delle regole, nel tempio con espressioni false e solo esteriori. Per guarire ecco la ricetta: la Legge di Dio nelle «Dieci Parole» e un culto autentico, senza compromessi.

La Legge, data da Dio attraverso Mosè sul monte Sinai, risuona di nuovo oggi nella liturgia con solennità. È una Legge sempre valida, è una Legge che non contempla eccezioni. La guarigione del nostro spirito passa attraverso l’accoglienza integrale di queste regole. Vi è descritto tutto lo spazio della vita, vi è coinvolto tutto l’arco delle relazioni. Anche il tempo, con l’istituzione del settimo giorno, riceve la sua regola. I Dieci Comandamenti decretano sul rapporto con Dio, l’Unico, il Solo. Riguardano la vita familiare e sociale. Ti indicano come rapportarti alle cose tue e degli altri. Ti fanno apprezzare il dono della vita. Riguardano le tue azioni e il tuo pensiero. Tutta la vita è abbracciata e protetta da queste regole antiche e sempre attuali.

La ricetta prescrive che si assumano in blocco, senza eccezioni, senza deviazioni, senza slabbrature. Una delle cose che sentiamo dire è che per stare bene fisicamente dobbiamo «stare alle regole». E sappiamo cosa vuol dire. «Stare alle regole» è una prescrizione che va bene per la vita del corpo; e paghiamo ogni eccesso con acciacchi e malattie. Ma questo è vero anche per la vita dello spirito. È una terapia spirituale efficace «stare alle regole», a queste regole, essenziali e per niente eccessive, che ci vengono insegnate nel libro della Legge di Dio. Esse sono una garanzia per una vita sana, in ogni senso, spirituale e materiale, personale e sociale.

All’interno di queste regole di vita, un’attenzione speciale spetta al rapporto con Dio: tre comandamenti sono dedicati a strutturare questo rapporto. Ci aiutano a non confonderci dietro agli idoli, ci insegnano l’assoluto rispetto del Nome di Dio e della sua inviolabilità, pongono il tempo, tutto il tempo, sotto la sua autorità. Niente e nessuno può essere messo al suo pari.

Anche Gesù, con la sua irruzione nel tempio di Gerusalemme, ci richiama all’integrità nel rapporto con Dio nel culto. Come non ci devono essere compromessi nella vita così non ci devono essere compromessi nel culto. Una vita sana e un culto sano sono un binomio da rispettare a garanzia di una fede autentica. Il gesto forte di Gesù non è contro il tempio e contro i suoi riti. Costituisce anzi un atto che vuole condurre ad un culto più puro, ad una vita liturgica volta solo alla lode di Dio. Possiamo considerare la verità del culto una parte della ricetta per la verità della vita. Sappiamo bene come il credente non può separare il culto dalla vita. È un unico binario quello su cui deve far scorrere il suo cammino. È salutare per lo spirito che le due linee siano ugualmente integre e diritte.

Gesù, che interviene nel tempio per purificarlo da ogni ingerenza di carattere economico, ci mostra un interesse particolare verso questo aspetto della vita di fede. Nel vangelo di Giovanni il fatto si trova all’inizio del suo ministero: è il primo atto che egli compie nel suo primo viaggio a Gerusalemme. L’interesse per Dio e per un culto puro e sincero sta in cima alle preoccupazioni di Gesù. Egli è attento alla vita comune e al tempio. Porta il vino buono a Cana di Galilea e nella città santa esige una casa di Dio senza compromessi. Vuole restituire alla gioia la vita e il culto degli uomini.

La ricetta di questa domenica riguarda tutta la vita del credente e consiste nell’assumere fedelmente le regole, nel mondo e nel tempio.