La grande prova

21 febbraio, prima domenica di Quaresima. Letture: Dt 26,4-10;  Rm 10,8-13;  Lc 4,1-13di GIANCARLO BRUNIEremo delle Stinche – Panzano in Chianti

1. In questo tempo di Quaresima, i chiamati da Gesù a stare con lui a condividere compito e sorte, lo seguono nei suoi spostamenti dal deserto della tentazione al monte della trasfigurazione, dal cammino verso Gerusalemme in Gerusalemme. Qui il suo essere passione di verità e di amore perverrà al culmine non negandosi a quanti gli procureranno dolore e morte.

2. Oggi, prima tappa quaresimale, la lettura ci conduce nel deserto e i nostri occhi si fissano su un Gesù messo alla prova per quaranta giorni, come già Mosè, Israele ed Elia. Nel deserto, luogo senza appigli, vuoto, ove accade il discernimento del cuore (Dt 8,2), la nitida percezione di chi e di che cosa ci abita e ci  determina, di chi e di che cosa scegliamo come determinanti il nostro modo di vivere. Gesù non è sottratto e non sottrae a questa condizione umana: «Fu condotto dallo Spirito nel deserto», e la prova a cui è sottoposto riguarda la declinazione della sua filialità. Il proclamato Figlio di Dio nel battesimo come deve concretamente tradurre questa filialità? Gesù  è preso tra due fuochi, quello della «via diabolica» alla filialità, la via larga, e quella della «via dello Sta scritto» alla filialità, la via stretta. In sintesi, il divisore, ma a turno anche Simone (Mc 8,21-23), la folla (Gv 6,14-15) e i capi (Mc 15,29-32) a segno di un essere provato fino all’ultimo giorno della vita, propone a Gesù di rendersi un Messia accettabile accordando la sua filialità al desiderio dell’uomo che, in quanto egli stesso uomo, non gli è estraneo: diventa un Messia che risolve il tuo e l’altrui problema della fame, un Messia governatore dei regni della terra a fin di bene e un Messia autore di gesti religiosi da scolpire nell’immaginario popolare, indici della sicura e complice presenza di un Dio con te, a tuo favore.

Suggerimenti di buon senso e di sicuro consenso a cui Gesù dice no secondo lo «Sta scritto»: il Padre, il solo adorato – il solo ascoltato – il mai messo alla prova, è non solo l’origine della sua filialità-messianicità ma l’indicatore del come esercitarla. Nella lucida consapevolezza che la via del tentatore dai molti volti e dai molti nomi finisce per ridurre l’uomo a stomaco, a gregario del potere e ad alienato religioso. Via a cui Gesù non si prostra. Eppure via affascinante per la sua plausibilità a cui l’uomo, e Gesù stesso, non è straniero, essa si presenta a fin di bene e convoca a suo testimone Dio stesso. Infatti, come già nell’in principio della tentazione di Adam, così ora siamo dinanzi a un conflitto di interpretazioni della parola di Dio, quella del serpente – diavolo – nemico dell’uomo dai molteplici travestimenti e quella nello Spirito che dimora in Gesù fatta propria da Gesù.

3. Pagina illuminante per l’uomo di sempre chiamato una volta per sempre a dare il nome a chi e a che cosa determina il proprio esistere, per Gesù il Padre e la parola del Padre contenuta nello «Sta scritto» e compresa rettamente alla luce dello Spirito che lo ha accompagnato nel deserto della prova. Parola che non contempla il messianismo economico – politico – esibizionistico come via alla rivelazione del Padre quale buona notizia per l’uomo. Seduzione a cui Cristo ha detto no in nome di una filialità la cui declinazione secondo Dio verrà esplicitata nel corso del Vangelo. Gesù è Figlio di Dio e lo è secondo il pensare, il sentire e il volere di Dio e di nessun altro. E le Chiese?