La fonte della gioia

Letture del 14 dicembre, Terza Domenica d’Avvento: «Il Signore si rallegrerà con te con grida di gioia» (Sof. 3,14); «Viene in mezzo a noi il Dio della gioia» (Cantico d’Isaia); «Rallegratevi, il Signore è vicino» (Fil. 4,4); «E noi che dobbiamo fare?» (Lc. 3,10)

DI ICILIO ROSSISenza dubbio il messaggio che percorre e domina tutta la liturgia di questa domenica, è l’invito alla gioia: Dal saluto iniziale «rallegratevi» fino all’annuncio della «buona notizia» predicata dal Battista, per noi uomini collocati nel tempo e nello spazio, è quantomeno impreciso parlare di realizzazione piena, quasi del tutto avvenuta. Ma proprio per questo, la nostra attesa vissuta con pazienza e con speranza si rafforza nella gioia, come colui al quale gli indizi danno sicurezza per quanto dovrà avvenire alla fine dei tempi. Un supplemento di preghiera per favorire tale atteggiamento, ci mette sulle labbra e sul cuore: «Cristo, gioia e letizia di chi pone in te la sua speranza, abbi pietà di noi» «Gioia di salvezza»Alla vigilia di un evento importante non solo per la cristianità rappresentato dal Natale, doverosamente ci domandiamo quali possono essere le componenti del lieto annuncio, legato ovviamente alla speranza cristiana. Intanto sarà necessaria la convinzione che il Cristo fatto carne è sempre presente e che sempre continua a venire. Il non tenere in considerazione questo punto significativo della teologia, significherà mortificare dentro di noi la gioia di questa continua venuta e dentro il cuore dell’umanità, contemplare un «Dio senza futuro», con la conseguenza di «un futuro senza Dio». È evidente come una tale posizione non si esaurisce nel pensare una gioiosa speranza solo «nell’aldilà», ma anche quella che, sempre nel tempo e nello spazio, si costruisce anche «nell’al di qua», evitando così la falsa devozione che spinge a credere un Dio senza speranza, con il rischio di proporre «agli altri» una speranza senza Dio. È perciò, quanto mai significativo riflettere sul tema dell’incarnazione come gioia. Il Natale contro la cultura della morteAl di sopra di una interpretazione episodica di ciò che accade, oggi la storia sembra essere più che in passato, ad una svolta del suo cammino per molti aspetti preoccupante ed anche paurosa. Esiste su questo una filosofia ma anche una teologia della crisi. È vero che l’uomo della strada avverte la crisi in modo biologico più che in modo spirituale perché toccato nei suoi interessi. Per tale travaglio si attribuiscono colpe o alla insubordinazione o alla inesistenza di autorità, ai condizionamenti psicologici, alle disfunzioni della società, ma tali motivi finiscono per non convincere. Di fatto stiamo raccogliendo (ma anche la seminagione della zizzania non è ancora terminata!) i frutti di un umanesimo separato dall’Incarnazione e risolto in un tragico disumanesimo per l’uomo. Siamo arrivati anche a pensare che per dare personalità completa all’uomo sia necessario eliminare Dio, dato che la presenza di Cristo costituirebbe un limite alla sovranità e all’autonomia dell’uomo così l’uomo non poteva non diventare «lupo» nei confronti dell’altro, ed è la nostra storia quotidiana! «Rallegratevi nel Signore»Conclusione: di fronte alla considerazione per cui la vita sembra non avere significato, quando un processo di alienazione sembra ridurre l’uomo a un robot, la proposta del Natale che non punta alla soluzione in «qualcosa», ma in «Qualcuno», sembra essere quella determinante per la salvezza dell’uomo. Certamente non si tratta di poesia del Natale, perché l’incontro con Lui dice giustizia, carità, riconoscimento della dignità di ogni uomo. S. Leone Magno riflette con tutta la Chiesa sul «misterioso scambio» tra la natura divina e umana per concludere: «conosci, crisitano, la tua dignità, la liturgia incalza e ricorda che «l’uomo mortale è innalzato a dignità perenne» e «la nostra debolezza è assunta dal Verbo»: tale misterioso scambio non è una realtà puramente interiore! Vale che lo meditiamo come fonte di preghiera, di silenzio contemplativo, perché divenga la fonte della nostra gioia.