La festa dell’incontro di Dio con il suo popolo

Letture di Domenica 2 febbraio, Presentazione del Signore: «Entrerà nel suo tempio il Signore, che voi cercate» (Ml 3,1-4); «Vieni, Signore, nel tuo tempio santo» (Salmo 23); «Doveva rendersi in tutto simile ai fratelli» (Eb 2,14-18); «I miei occhi hanno visto la tua salvezza» (Lc 2,22-40)

DI ANGELO SILEIIn Oriente, dove è nata, questa festa si chiama «Incontro». Accogliamo il suggerimento che ci viene da questa definizione e viviamo la liturgia del 2 febbraio in questa prospettiva e con questa attesa. In realtà la scadenza dei 40 giorni prescritti per la presentazione al Tempio del primogenito, diventa l’occasione di un incontro, pieno di fede e di gioia, fra Gesù e il popolo eletto. La liturgia, che non è semplice commemorazione ma memoria e attualizzazione, rende partecipi anche noi, in questa domenica particolare, di così grande gioia: il tempo ordinario viene illuminato da un evento straordinario e significativo. «Gesù è la luce che illumina le genti, è la gloria di Israele!», proclama Simeone nel suo inno di lode: di questo è segno la candelina che ispira il nome popolare di questa celebrazione, la Candelora. Con questo segno la liturgia produce un doppio effetto: ci fa riandare verso l’atmosfera del Natale e ci proietta verso la luce della Pasqua. La candela è un simbolo di quella luce che si è accesa nel mondo con la venuta di Gesù e con la sua Pasqua di resurrezione. Come la notte di Natale, anche la notte di Pasqua è rischiarata da questa luce. Celebriamo oggi l’incontro con questa luce! L’incontro avviene perché Dio va verso il suo popolo e perché il popolo va verso il suo Dio.Dio si muove verso il suo popolo: il Signore entra nel suo tempio, dice il profeta Malachia. E vi entra con un atto di obbedienza, sottomettendosi alla legge e facendosi in tutto simile ai fratelli, dicono la lettera agli Ebrei e l’evangelista Luca.

La festa di oggi non è un’eccezione al mistero dell’incarnazione, ma una conferma. Tutto è fatto secondo la Legge di Mosè. Il riscatto del primogenito è uno degli elementi principali della pietà e della fede di Israele. Anche il Primogenito di Dio, diventato primogenito di Maria e Giuseppe, presenta il suo riscatto. Come aveva fatto con la circoncisione così ora con la presentazione al Tempio Gesù entra nell’alleanza e soprattutto nell’obbedienza. Tutti i suoi passi, anche da bambino, li ha fatti con noi, sulle nostre strade, nella nostra condizione umana e nella privilegiata e impegnativa condizione di membro del popolo eletto.

Su questa strada Dio incontra il suo popolo. E lo incontra in due personaggi, ispirati da Dio, esemplari per la loro giustizia, la loro fedeltà, la loro speranza e la loro devozione: Simeone e Anna. Essi sono segno e primizia del popolo che va verso il suo Dio. La via di Israele, quella segnata dai profeti e da Mosè, è una strada sicura per incontrare il Signore. La via della fedeltà alla religione dei padri, alle sue pratiche e alle sue preghiere, ai suoi riti e alle sue strutture, è una strada che premia chi la percorre con tenacia e devozione. Simeone e Anna rappresentano tutti coloro che cercano Dio nella pratica religiosa, nella preghiera costante, nell’attesa davanti alle promesse di Dio. Essi non fanno niente di speciale: sono lì, pronti all’incontro, al loro posto, occupato con discrezione e fedeltà. E lì, dove sono, è dato a loro di vivere l’incontro decisivo, quello che dà senso a tutto.Accendere oggi la candela significa attestare che l’incontro è avvenuto anche per noi. La nostra frequentazione del tempio, le nostre preghiere, la nostra fiducia in Dio e nelle sue promesse riceve in cambio la grazia dell’incontro che illumina la nostra vita. Essere fedelmente e ardentemente devoti non è cosa da bigotti né una maschera ipocrita, ma è una porta aperta a quel Dio che è voluto entrare nel tempio della vita e della storia degli uomini.