DI GIACOMO BABINI Vescovo emerito di Grosseto4 ottobre, 27ª Domenica del Tempo Ordinario. L’unione matrimoniale è il tema centrale delle letture di questa Domenica. La prima lettura riporta lo sfondo teologico dell’Antico Testamento al quale Gesù fa riferimento e riafferma i motivi della l’indissolubilità del vincolo matrimoniale. La seconda lettura afferma l’incarnazione di Gesù come un vincolo fortissimo di Gesù con tutta l’umanità. Vangelo: «Ciò che Dio ha congiunto…»La liturgia di oggi riporta una pagina del Vangelo, fondamentale per la dottrina cristiana sul matrimonio. Sono i farisei che introducono l’argomento domandando a Gesù se fosse lecito ad un uomo ripudiare la propria moglie. Nella risposta Gesù si riporta oltre Mosè, all’orginario ordine della creazione di Dio. Un ordine che non è una legge positiva mutevole, ma una legge iscritta nella natura dell’uomo. Questa natura è corporea e spirituale, l’una e l’altra cosa indivisibili. Nel corpo, uomo e donna diventano una carne, perché l’uomo lascerà suo padre sua madre per unirsi alla sua donna. La loro unione genera figli che dovranno essere educati perché si tratterà di una nuova persona, anima e corpo che pertanto la loro nascita implica l’intervento del Creatore. Natura corporea e spirituale indivisibili. Figli dei loro Genitori e figli di Dio creati per l’eternità. Un evento superiore alle sole possibilità umane. Poi il Vangelo si trattiene sulla accoglienza e la benedizione di Gesù ai bambini. È forse un esempio della fedeltà e dell’amore a questa realtà del Creato fonte di nobiltà e letizia umana.I Lettura: «Dio plasmò con una costola una donna» Il relativo racconto della creazione della donna dalla costola di Adamo viene aggiunto appositamente nella prima lettura. L’ordine della redenzione di Gesù conferma senza riduzione l’ordine della creazione del Padre. Il senso profondo dell’ingenua immaginosa leggenda è manifesto: uomo e donna sono già fin dall’origine una carne, in opposizione a tutti gli esseri subumani, così che il loro ritrovarsi e «diventare una sola carne» corrisponde alla loro essenza più unica e propria. L’uomo domina sugli animali ma nella donna conosce se stesso: «finalmente carne della mia carne». Perciò, si dice espressamente, l’uomo aderisce alla donna, e diventano ciò che già sono: una carne. La fecondità di questa unità viene menzionata nel primo racconto della creazione, essa appartiene, come detto, alla fondazione dell’indissolubilità dell’unione, come preciserà Gesù nel Vangelo.II Lettura: «Non si vergogna di chiamarli fratelli» Gesù stesso, come fa sapere la seconda lettura, non si sposerà, perché «per la grazia di Dio egli provò la morte per tutti», si è interamente dato a tutti, non solo a una singola donna. Il suo dono di sé in carne e sangue sulla croce e poi sempre nell’eucaristia è, su un gradino più elevato, un simbolo, anzi meglio, il modello di ogni dedizione matrimoniale: al posto della donna viene l’umanità nel suo insieme, a cui egli «aderisce». Se tutta questa umanità viene rappresentata anche per mezzo della Chiesa come sposa di Cristo, qui però la Chiesa non viene ricordata espressamente, ma si dice del tutto universalmente che Gesù, che ci santifica, e i membri dell’umanità, che da lui vengono santificati, «provengono da una stessa origine», dal creatore, che è il Padre di Gesù, così che «egli non si vergogna di chiamarli fratelli». fratelli già naturalmente secondo l’origine, e fratelli ancora più profondamente in conseguenza della sua dedizione sulla croce e nell’eucaristia, dove essi in una maniera esaltata diventano «una carne». Chi ha fondato quest’ordine di salvezza è Dio, il Padre, «per il quale e dal quale sono tutte le cose, e che voleva portare molti figli alla gloria».