La comunità e i suoi pastori
La stessa «certezza» che Gesù comunica nella testimonianza dell’evangelista Giovanni, che suona come invito a non dimenticare quello che Gesù aveva più volte detto di sé, ricorrendo ad immagini familiari per i suoi contemporanei. Gesù si presenta come il «pastore» che conosce le sue pecore, il «guardiano» che le fa sentire sicure, la «porta» che difende.
Significati che intendono contrastare la presenza delle tante figure che, in Israele ieri come nel nostro mondo oggi, mirano a richiamare su di sé l’attenzione e la fiducia della gente, ma con l’obiettivo di trarre vantaggio dal bisogno di sicurezza che le persone esprimono e strumentalizzando la loro disponibilità a lasciarsi affascinare dall’imbonitore di turno. Gesù conclude con chiarezza: «Sono venuto a promuovere la vostra vita e a promuoverla in misura straordinaria. Non sono venuto a cercare il mio interesse». È questa certezza che siamo chiamati a ricostruire nella nostra vita, soprattutto ora che siamo sostenuti dalla garanzia dell’evento pasquale. Ci ammaestra e ci incoraggia l’anziano apostolo Pietro, quando ci trasmette quella consapevolezza che lui stesso ha maturato: «Ora siete ritornati al pastore e guardiano delle vostre anime».
È anche sulla scia del Vangelo odierno che siamo sollecitati alla riflessione su un tema che sembra diventato di inquietante attualità: la qualità dei «pastori» di cui la comunità cristiana necessita per sentirsi sicura, guidata, animata, accompagnata con quella intensità di amore che Gesù ha manifestato e che ha consegnato perché si continuasse nel suo nome. Come le comunità cristiane cercano ed educano coloro che devono guidarle? Quanto si preoccupano di avere guide e animatori generosi e competenti? Come li aiutano e li sostengono perché abbiano le qualità di cui il Vangelo oggi ci fa memoria? Le comunità cristiane sono convinte dell’indispensabilità di chi si dedichi a loro a tempo pieno, con totale interessamento per la loro «vita in abbondanza»? Sanno intrattenere un dialogo costante e sincero con i propri «pastori» perché essi sappiano capire le vere necessità della gente e sappiano gestire risposte opportune e coerenti al Vangelo? In tempi di sbandamento e di disorientamento diffusi, dovremmo essere più invogliati a reperire, promuovere e curarci guide sicure.